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Stazione di sosta

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Stazione di sosta
titolo Stazione di sosta
sottotitolo Cronaca di un cancro
autore
con testi di
Argomento Letteratura (narrativa, poesia, saggistica...) Narrativa italiana
Collana Passio, 51
marchio Interlinea
Editore Interlinea
Formato
libro Libro
Pagine 176
Pubblicazione 2016
ISBN 9788868570972
 
12,00 11,40
 
risparmi: € 0,60
Spedito in 2-3 giorni

Disponibile anche nel formato

La cronaca autobiografica di un cancro scritta da un grande cronista. Un carcinoma del cavo orale appena diagnosticato, l’abitudine di avere sempre un taccuino in tasca: è nato così questo testo, un viaggio della mente più che un resoconto oggettivo nel quale sono stati lasciati integri linguaggio ed emozioni, senza modificare o ricreare nulla con il senno di poi, fabbrica di eroismi e compiacimenti. Non sono le pagine trionfanti di chi ce l’ha fatta bensì la cronaca viva di chi ha dovuto affrontare la malattia confrontandosi con essa, con la sofferenza, la fede, il senso della possibile morte e poi con la letteratura, l’arte, la musica che si fanno specchi o vite cui aggrapparsi per non lasciar fuggire la propria.

Nuova edizione con una nota di don Luigi Ciotti.

 

Biografia dell'autore

Marco Neirotti

Marco Neirotti
Marco Neirotti, nato a Torino nel 1954, collaboratore del primo “Tuttolibri” e dal 1978 della “Stampa”, premio Saint Vincent 1998 per il giornalismo, è stato inviato per fatti come i delitti di Novi Ligure, Cogne, Erba o per disastri come il rogo ThyssenKrupp e il terremoto dell′Aquila; ha realizzato inchieste su criminalità straniera, prostituzione, pedofilia, immigrazione, mondo carcerario e psichiatrico. È autore di testi di narrativa (Assassini di carta, Marsilio, Venezia 1987; In fuga con Frida, Marsilio, Venezia 1991; La vocazione del falco, Mondadori, Milano 1998; Anime schiave, Editori Riuniti, Roma 2002), saggistica (Invito alla lettura di Fulvio Tomizza, Mursia, Milano 1979) e traduzioni. Pubblica con Interlinea Stazione di sosta. Cronaca di un cancro con testi di Don Luigi Ciotti.

Un brano del libro

«Per quasi quarant’anni ho raccontato sulla “Stampa” storie, spesso dolorose, che riguardavano gli altri. Un martedì di settembre, durante una breve vacanza con mia moglie ad Alassio, arrivò una notizia che riguardava me: «Ho ritirato l’esame istologico. Hai un carcinoma».
Un po’ me l’aspettavo, perché durante la visita l’amico aveva disposto la biopsia l’indomani mattina. E qualche inquietudine già coltivavo se un lieve fastidio aveva spinto a farsi subito visitare uno avvezzo a trascurarsi e tutto rinviare.
Dunque, era cancro. A un tavolino di bar sul lungomare cominciai le telefonate, come se organizzassi un lavoro per i giorni a venire. Dopodiché, su un piccolo taccuino, dopo termini tecnici e appuntamenti, annotai: «Ora vedrai com’è quando tocca a te». Ho continuato a scrivere nei giorni e nei mesi successivi, senza altro scopo che trattenere il presente.
In una condizione come la malattia – una malattia che può correre più veloce delle cure – il vortice di sentimenti diveniva, nel taccuino e poi in tanti foglietti sparsi, custode e termometro di spavalderie e paure, speranze e lacrime. Quando gli anni, i tanti anni talora difficili ma nell’insieme felici, inciampano nell’ipotesi della morte ci si sorprende di sé nel male e nel bene, si annaspa in rimorsi e rimpianti e ci si aggrappa al poco ben fatto.
«Rapinatore di vite», rispondevo a chi mi chiedeva che mestiere facessi. Ora cominciavo a svegliarmi, muovermi, parlare, riaddormentarmi sentendo con strazio la mia che, rapita, minacciava di andarsene. Rapinatore di vite, rapinavo con la stessa penna la mia nuova storia e quelle di coloro che avrebbero condiviso il cammino.»

«Da malati si capisce di non vivere soli, ma incatenati a un essere di un altro dominio da cui ci separano abissi, qualcosa che non si conosce e da cui non riusciamo a farci comprendere. Il nostro corpo»

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