Testi di Ambrogio Bazzero, Camillo Boito, Corrado Corradino, Carlo Dossi, Ferdinando Fontana, Antonio Ghislanzoni, Olindo Guerrini, Carlo Malinverni, Giuseppe C. Molineri, Emilio Praga, Remigio Zena.
Un brano del libro
CARLO MALINVERNI
La poesia del Natale
Ai diseredati
È Natale! Il panciuto e buon borghese
si strofina le mani e va in sollucchero,
i bimbi che l’aspettano da un mese,
sognando cose belle tutte zucchero,
vanno in estasi intorno a un’imbandita
mensa ove c’è da mangiar per un anno;
non un pensiero a chi stenta la vita,
a quei che un bricciol di pane non hanno.
Chi ricorda quei poveri fanciulli,
lividi, macri, gialli ed affamati,
pei quali non vi son chicche e trastulli,
prole di paria e di diseredati?
Essi pure, nell’umida stanzetta,
avran sognato i doni del Natale...
Non han babbo, e la mamma, poveretta!
consuma e muor di tisi all’ospedale.
È Natale! S’accenda nel tinello,
sclama lieto e beato il grasso babbo,
presto s’accenda un vispo focherello;
fa freddo, figli miei, se non mi gabbo.
Fa freddo ed è Natale: Oh, bella cosa
il foco, le bottiglie ed i confetti,
nel tovagliolo la strenna nascosa,
del figlio primogenito i sonetti!
Oh, bella cosa il maraschin di Zara,
gli augurī ricambiati e il panettone,
e addormentarsi senza che un’amara
idea venga a turbar la digestione!
Sardanapalo! mentre tu ti sdrai
nella tua ignara e insolente agiatezza,
non odi i lunghi sbadigli ed i lai
della miseria? non ti fan tristezza?
Non sai tu che metą della tua mensa
d’un giorno sfamerebbe per un mese
tanta gente che muore? Ah, il so, non pensa
a queste cose il panciuto borghese.
1878