Con Jona nei paesaggi della senilità

«"In questo pomeriggio/ di bassa vitalità/ sgangherata la luna/ e inchiodato il sole/ è sparita l'irragiungibile/ felicità". Un pessimismo senile apre l'ultima raccolta di Emilio Jona, Il non più possibile fruscio degli anni, che però si chiude con un ben più ottimistico stupore quando scrive "Cos'è questa quasi felicità ». Ecco, la felicità da inseguire ancora o da dimenticare (ma cos'è poi la felicità se non la tensione della sua eterna rincorsa, verrebbe da dire) sembra essere l'assillo centrale di un poeta che dall'altro dei suoi 94 anni con una scrittura tersa, sempre lucida e potente si concede sberleffi e rimpianti, ironie e saggezze, indignazioni presenti e un'analisi del «passato/ gioiosamente dilapidato/ da un tempo assassino".»
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Il non più possibile fruscio degli anni
di Emilio Jona
editore: Interlinea
pagine: 176
Un itinerario poetico della senilità, privo di smarrimenti e stanchezze, ricco di saggezza e meraviglia, fitto di paesaggi, illusioni, persone, affetti, indignazioni di un presente che è anche memoria pertinente di un passato, forza attiva, e non occasionale ornamento della nostalgia: «è una piccola impresa che intrica / le ore della vecchiaia / impudica, che al fondo / al fondo contiguo e fedele / ha l’inferno / che non chiude la porta / a un paradiso crudele».
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