Chi siamo? Dove andiamo? Ma soprattutto… perché?
Per queste domande bisogna rivolgersi ai filosofi. Oppure potete leggere i nostri libri. Ne uscirete probabilmente con più domande di prima, o almeno lo speriamo.
Ma se siete proprio curiosi di scoprire qualcosa di noi, ci siamo fatti un’autointervista:
- Chi siete?
Ci chiamiamo Le rane, siamo una collana di libri per ragazzi e esistiamo dal 2001.
- Di dove siete?
Di Novara, una città piemontese più vicina a Milano che a Torino.
- Perché vi chiamate così?
Perché stiamo in una terra di risaie, abitata tra l’altro da aironi, rane e (purtroppo) zanzare.
- Che libri fate?
Pubblichiamo – o almeno cerchiamo di pubblicare – libri con belle storie e belle illustrazioni, di autori e illustratori di alto livello, stranieri o italiani, con una attenzione particolare per gli autori legati al nostro territorio (aridaje!) e ai libri che sono usciti dai cataloghi di altre case editrici. In questo ci aiuta il comitato della nostra collana, che è composto da esperti di letteratura per l’infanzia come Walter Fochesato o Pino Boero.
Abbiamo quattro collane: Le rane grandi (albi per bambini dai 3 anni in su); Le rane (libri per bambini dai 7 anni in su), Le rane piccole (storie di Natale) e Le rane extra (testi per ragazzi dedicati ai nostri amici animali, per bambini di tutte le età)
- Chi sono i vostri autori?
Tra nostri autori più affezionati ci sono Anna Lavatelli, Antonio Ferrara, Roberto Piumini, Guido Quarzo, Anna Vivarelli, Cinzia Ghigliano e Sebastiano Ruiz Mignone.
- Che cos’è questa storia della carta delle alghe?
È la carta su cui stampiamo i nostri libri: una carta un po’ particolare, doppiamente ecologica, che oltre a risparmiare gli alberi pulisce anche i mari. Per saperne di più clicca qui
- Ma alla fine, perché pubblicare libri per bambini?
Perché i libri sono finestre sul mondo. E più si legge, più la mente si apre, più si abbattono le barriere e gli schemi, più si contribuisce a creare un futuro migliore. Non perfetto, ma migliore.
- Esagerati!
No, forse un solo po’ ambiziosi. Ma che male c’è?