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È rimasto solo il violino

Recensione di: Il violino di Auschwitz
21.01.2018
Da "Il Sole 24 Ore", Camilla Tagliabue, su Il violino di Auschwitz di Anna Lavatelli

«Chiamatelo Collin-Mézin, come il liutaio parigino che l'ha fabbricato: è un violino, un violino parlante. E dice: "Quanti ricordi conservo nella mia cassa armonica". Di speciale non ha solo il dono della parola: Collin-Mézin è II violino di Auschwitz, protagonista di una storia tragica quanto poetica».

Il violino di Auschwitz

di Anna Lavatelli

editore: Interlinea

pagine: 88

Cicci ha tutto ciò che una ragazza possa desiderare: una vita bella e agiata, una famiglia che le vuole bene, tanti amici e una grande passione per la musica. Ma è ebrea e durante la guerra tutto cambia. Le rimarrà solo il suo violino, da cui non si separerà a nessun costo. Sarà proprio lui a raccontare, dopo un lungo silenzio, la lenta discesa di Cicci verso l’inferno del campo di concentramento di Auschwitz, dove sarà costretta a suonare per le SS. Scoprirà però che la musica rende liberi. Un racconto commovente tratto da una storia vera.

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