Alessandro Canzian, “In absentia”. Poesia come “dialogo che si muove all’interno di una tradizione e che cerca di interpretare la realtà in cui nasce

«Il titolo In absentia è un po’ la somma di tutti questi luoghi e occasioni ma mi sento di dire che alla fin fine resta ben poco di pertinente con la mia vita. È più un’assenza di qualcosa a livello generale, sociale ed esistenziale ma in riferimento al momento storico, al nostro essere europei, è un’assenza anche nell’ambito poetico. Che poi, inevitabilmente, quest’assenza trovi una sua incidenza nella vita personale (soprattutto nella terza sezione) non lo nego, ma la ritengo una cosa tutto sommato marginale almeno a livello di intenzioni (i risultati spesso vanno ben oltre le intenzioni, che non hanno mai del tutto il controllo del testo poetico). E, come ho già detto più volte, deriva da Exfanzia di Magrelli, libro per me fondamentale».
In absentia
di Alessandro Canzian
editore: Interlinea
pagine: 96
In absentia è una raccolta in cui il titolo funge da chiave di lettura dell’opera «ma senza svelare il mistero»: il poeta, affacciato sul mondo, si assenta. Le sue sono poesie dell’estrema attenzione. «Come i dream-catchers nelle tradizioni degli indiani della costa nordamericana erano piccoli strumenti per afferrare i nostri sogni fugaci, le piccole poesie di Canzian sono come trappole per topi intessute di rimandi interni. Con la leva del linguaggio depositano pezzi di vita, di storia, di sentimenti e di pensieri; arriva il presente e si chiude la trappola. La presenza diventa assenza intensa e corpo fantasmatico» (dalla nota di Martin Rueff).
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