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La poetica corporea di Alex Averbuch racconta l'Ucraina tra presente e passato nella raccolta "L'ultima cena del mio corpo" edita da Interlinea

La poetica corporea di Alex Averbuch racconta l'Ucraina tra presente e passato nella raccolta "L'ultima cena del mio corpo" edita da Interlinea La poetica corporea di Alex Averbuch racconta l'Ucraina tra presente e passato nella raccolta "L'ultima cena del mio corpo" edita da Interlinea

La poesia del giovane poeta Averbuch "oltrepassa le soglie" della lingua, tra ucraino e russo, e del tempo, tra l'occupazione russa e le memorie della famiglia vittima della Shoah.
Un testo pubblicato e tradotto grazie al programma House of Europe dell’Unione Europea.

«Fondamentale è per Averbuch lo scandagliamento di ciò che rimane delle generazioni precedenti, di chi ha reso possibile, con il proprio dolore e la propria abnegazione, ma anche con la gioia intrinseca dell’essere corpo, il nostro essere nell’hic et nunc. I corpi della sua lirica sono lontani da qualsiasi idealizzazione, con l’esperienza ineluttabile della decomposizione e della morte, o meglio la sua presenza anche fisica in chi è rimasto nell’oggi, che sa farsi anch’essa, dolorosamente, poesia. Non meno importante nella sua poetica è il vissuto storico collettivo dell’Europa orientale e del suo ebraismo, qui privati di ogni mitizzazione e rivissuti “dall’interno,” tra fame, lacerazioni, incomprensioni, indifferenze e crudeltà, ma con lo sguardo del presente che pone le basi per il superamento delle ferite del passato, nonostante la nuova guerra dell’oggi».
(dalla presentazione di Alessandro Achilli).

«ma lentamente / perde il terrore negli occhi / il colore che aveva / il caos della vita / porta / il soffrire /allo spreco / l’unica cosa che ora chiediamo / è che si sappia il nostro dolore»

Alex Averbuch, L’ultima cena del mio corpo
Con testo originale ucraino a fronte, traduzione e cura di Alessandro Achilli
La traduzione e la pubblicazione del libro sono state sostenute dall’Unione Europea attraverso il programma House of Europe.

Una selezione di alcuni dei più recenti testi del poeta ucraino Alex Averbuch, accomunati dal tema della guerra, dal secondo conflitto mondiale all’aggressione russa nella sua regione natale, Luhans’k. Dai versi di Averbuch emerge una pluralità di voci, tormentate dalle guerre e dalle deportazioni, mettendo al centro la storia dell’Ucraina tra presente e passato. Ma la sua poesia è tanto collettiva quanto individuale: «per Averbuch la centralità dell’esperienza corporea è, forse a prima vista paradossalmente, la negazione della chiusura solipsistica nell’io in favore di una costante ricerca di un dialogo con corpi che sono al contempo altri e parte stessa del sé» (dalla presentazione di Alessandro Achilli).




Alex (Oleksandr) Averbuch, originario di Novoajdar, nella regione di Luhans’k, è poeta, traduttore e studioso. È autore di diversi libri di poesia e di oltre settanta traduzioni letterarie dall’ebraico, dall’ucraino, dal russo e dall’inglese. Le sue liriche sono state pubblicate in traduzione in numerose lingue, riviste e antologie. È stato nominato per il prestigioso Pushcart Prize e per il premio Ševčenko, il più importante riconoscimento nazionale ucraino nell’ambito della letteratura e della cultura. Al momento è ricercatore (assistant professor) di Letteratura e Cultura Ucraina presso il Dipartimento di Slavistica dell’Università del Michigan.

L’ultima cena del mio corpo

di Alex Averbuch

editore: Interlinea

pagine: 144

Una selezione di alcuni dei più recenti testi del poeta ucraino Alex Averbuch, accomunati dal tema della guerra, dal secondo conflitto mondiale all’aggressione russa nella sua regione natale, Luhans’k. Dai versi di Averbuch emerge una pluralità di voci, tormentate dalle guerre e dalle deportazioni, mettendo al centro la storia dell’Ucraina tra presente e passato. Ma la sua poesia è tanto collettiva quanto individuale: «per Averbuch la centralità dell’esperienza corporea è, forse a prima vista paradossalmente, la negazione della chiusura solipsistica nell’io in favore di una costante ricerca di un dialogo con corpi che sono al contempo altri e parte stessa del sé» (dalla presentazione di Alessandro Achilli).Con testo originale ucraino a fronte

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