In absentia: intervista ad Alessandro Canzian

«“In absentia” parla di guerra: si e no. Al terzo verso del primo testo accade la parola “bombardamenti”, e ti confesso io stesso mai avrei pensato di usarla. Ho litigato molto con quel termine perché noi, intendo noi italiani, non stiamo vivendo la guerra. La ascoltiamo dai media, dalle varie fonti, recepiamo quel che arriva nel suo essere sempre e comunque modulazione verso un effetto, un obiettivo specifico. Parla di Storia, questo è innegabile e forse con quest’abito mi sento un po’ più a mio agio. Che poi ci siano “pezzi” di conflitti attuali non lo posso negare: “La vita è sopravvalutata”, una chiusa, riprende fedelmente le parole di Vladimir Solovyov, giornalista russo, in televisione, a dicembre 2022. E così via dicendo, alcune sono segnalate in nota o da Martin Rueff, che ha curato la lettura critica, altre no».
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In absentia
di Alessandro Canzian
editore: Interlinea
pagine: 96
In absentia è una raccolta in cui il titolo funge da chiave di lettura dell’opera «ma senza svelare il mistero»: il poeta, affacciato sul mondo, si assenta. Le sue sono poesie dell’estrema attenzione. «Come i dream-catchers nelle tradizioni degli indiani della costa nordamericana erano piccoli strumenti per afferrare i nostri sogni fugaci, le piccole poesie di Canzian sono come trappole per topi intessute di rimandi interni. Con la leva del linguaggio depositano pezzi di vita, di storia, di sentimenti e di pensieri; arriva il presente e si chiude la trappola. La presenza diventa assenza intensa e corpo fantasmatico» (dalla nota di Martin Rueff).
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