Erano passato soltanto tre giorni dall’Armistizio quando le SS della Leibstandarte Adolf Hitler (la guardia del corpo del Fuhrer) arrivarono sul lago Maggiore, prime avanguardie delle truppe destinate ad occupare la zona di confine tra Italia e Svizzera. Non era trascorsa una settimana che sulle sponde del Verbano – ed in particolare a Meina – si consumò una tragedia: 54 persone, uomini, donne, vecchi, bambini, ragazzi, furono ferocemente massacrati, uccisi ed affogati nelle acque del lago. Si trattò del primo eccidio di ebrei compiuto in italia dai tedeschi. Un eccidio rimasto impunito: a metà degli anni sessanta fu celebrato in Germania il processo contro i responsabili, tre dei quali vennero condannati all’ergastolo. Ma nel 1970 la Corte Suprema di Berlino dichiarò nulla la sentenza, trattandosi di reati caduti in prescrizione. Oggi, a distanza di oltre 60 anni, questo libro vuole fare memoria di quanto accaduto, perché simili atrocità non si ripetano e perché le nuove generazioni possano dire con Primo Levi: «Ricordatevi che questo è stato».
Il libro contiene una toccante testimonianza di una superstite, Becky Behar, all’epoca quattordicenne, figlia del proprietario dell’Hotel Meina, teatro di uno degli episodi più tragici della strage perpetrata dai nazisti sul lago Maggiore.
Il volume ha una presentazione di Roberto Morozzo della Rocca, docente di storia all’Università di Roma Tre. I testi sono di Giuseppe Laras,
rabbino capo di Milano, Claudia De Benedetti, consigliere dell’Unione
delle Comunità Ebraiche italiane, Mauro Begozzi, direttore scientifico
dell’Istituto Storico per la Resistenza di Novara
La strage dimenticata. Meina, Settembre 1943. Il primo eccidio di ebrei in Italia. Presentazione di Roberto Morozzo della Rocca
isbn 88 8212 417-5, pp. 88, euro 10
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