Carena e la natura nel mondo classico
«Ad ognuno il proprio angolo di Natura, il proprio "porto", in cui riconoscersi e di cui appagarsi: dall'omerico Ulisse, che ritrova nell'umile campo del suo "porcaro" lo spazio in cui ristorarsi prima dell'ultima, fatale e drammatica fatica; al vecchio Edipo sofocleo "carico di orrori" e di anni, che invoca e trova riparo tra le ombre amiche degli olivi del bosco di Colono; al "vecchio fortunato" della prima Bucolica di Virgilio, che si gode i suoi campi protetti da siepi ancorché assediati da paludi, mentre intorno infuriano le guerre; fino a Plinio contento delle sue ville da cui la vista può spaziare sul lago di Como, quasi con l'illusione di toccarne le acque "dalla camera da letto"».
La natura nel mondo antico
Antologia classica da Omero a Plinio il Giovane
a cura di Carlo Carena
editore: Interlinea
pagine: 128
In che modo guardavano la natura gli abitanti dell'antichità? Lo testimoniano i maggiori scrittori, da Omero a Plinio il Giovane. Come quando Enea, nei versi di Virgilio, «dalla distesa delle acque un enorme bosco vede levarsi» mentre sbarca nel Lazio. Carlo Carena, lettore e traduttore di classici, sceglie i brani più belli, con testo latino o greco a fronte, per svelare un ambiente naturale, tra vegetali e animali, che aveva una forza primordiale espressa per esempio da Sofocle nel descrivere un «ulivo verdastro che nutre i fanciulli»: nessuno, giovane nè vecchio, lo potrà distruggere di sua mano: l'occhio di Zeus lo guarda e lo custodisce costantemente». Forse la lettura di questi testi antichi può suggerirci un amore maggiore per il mondo che ci circonda.
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