Così difendiamo i sentimenti del nostro lago

Recensione di: I coregoni
21.07.2022
I coregoni Da "Il Giorno speciale", Anna Mangiarotti su I coregoni. «In lacubus territorij nostri» di Renzo Dionigi, Angelo Stella, Pietro Volta

«Un tempo era questa la fonte di sostentamento di numerose famiglie. Le specie più raffinate, destinate ai mercati d'Oltralpe. Il rimpianto di Gianfranco Zanetti riguarda la scomparsa dei coregoni (o lavarelli): "Per loro il lago di Varese avrebbe potuto essere un paradiso. Profondità di 26 metri, temperatura sul fondo sufficientemente bassa. Ma l'aumento di servizi igienici e lavatrici causa carenza di ossigeno". Lo racconta in un libro con magnifiche illustrazioni scientificoartistiche, e storie di pesche miracolose e di pescatori poeti amici di principi: "I coregoni. In lacubus territorij nostri" (Interlinea). Ricerca estesa ai laghi di Comabbio, Monate, Maggiore, Delio. Condotta da Renzo Dionigi chirurgo e Angelo Stella letterato, con rara sapienza dall'ittiologo Pietro Volta. Introduzione del ministro Giancarlo Giorgetti: dal padre Natale, già presidente della Cooperativa pescatori del lago di Varese, dice di aver imparato "a districare le reti e a credere nella civiltà delle acque".»


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I coregoni

«In lacubus territorij nostri»

di Renzo Dionigi, Angelo Stella e Pietro Volta

editore: Interlinea

pagine: 188

Dalla presentazione: «Vogliono essere, questi miei ricordi, una traccia per riconoscere e approfondire le vicende che pescatori “esemplari” del lago Maggiore e del lago di Varese hanno affidato a queste pagine, perché esprimono e sottendono la vita non sempre facile di quest’area insubre, dove a circondare le acque sono colline ardue all’agricoltura. Quest’anno si celebra il centenario della cooperativa pescatori del lago di Varese. Ci saranno occasioni di approfondimento di queste storie mai banali: di socialità vissuta e non ideologizzata, di comunità appartenuta e non celebrata. Le generazioni che ci hanno preceduto sono vissute nella civiltà del lavoro, nella dignità della fatica e anche dell’onesta povertà: muratori, contadini, artigiani, pescatori. L’eredità dei loro valori tocca a noi viverla e trasmetterla. Con operoso silenzio, come da loro ci è stato insegnato».

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