Erba e l'ippopotamo che sfiorò il cielo

«Erba è un grande suggeritore di interrogativi più che risposte e questo è uno dei suoi valori maggiori. Lo sa chi ha avuto il dono di conoscerlo ed essergli amico frequentandolo sul suo terrazzo osservatorio «a trenta metri dal suolo», sopra una Milano al tramonto, davanti al quale offriva i suoi tipici stupori a occhi aperti, ben espressi in un autoritratto lirico: "interroghi l'alfabeto delle cose / ma al tuo non capire niente di ogni sera / sai la risposta di un mazzo di rose?".»
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L’ippopotamo
di Luciano Erba
editore: Interlinea
pagine: 208
Nel centenario di Luciano Erba (1922-2010), poeta appartato eppure tra i più importanti del Novecento, è proposta un’edizione commentata dell’opera più celebre, L’ippopotamo (premio Librex-Guggenheim-Montale), perché «forse la galleria che si apre / l’ippopotamo nel folto della giungla / per arrivare al fiume, ai curvi pascoli» rappresenta l’emblema della ricerca umana, tra natura, attese e sogni. In questi testi Erba predilige una poesia di piccole cose quotidiane per parlare dei grandi interrogativi dell’esistenza e della vita civile, nel dubbio (metafisico e aperto alla speranza) che «forse questo e qualsiasi tracciato… / altro non sono / che eventi privi d’ombra e di riflesso / soltanto un segno che segna se stesso».
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