Faraj Bayrakdar, la poesia che rompe la gabbia dell'esilio
Da "Il Manifesto", Francesca Del Vecchio su Specchi dell'assenza di Farj Bayrakdar
«"Specchi dell'assenza è rimasto fermo per 5 anni: avevo inviato il manoscritto al Ministero della Cultura siriano, che però negò il consenso alla pubblicazione. Così, i miei versi sono rimasti chiusi in un cassetto
fino a quando non è arrivato un altro impiegato: uno scrittore che mi ha telefonato per dirmi di aver trovato il manoscritto e che acconsentiva alla pubblicazione. Lo avvisai che se avesse osato cancellare o modificare anche una sola parola, mi sarei regolato di conseguenza. Il manoscritto venne pubblicato regolarmente, ma i servizi segreti non permisero che arrivasse nelle librerie. Poi, un amico che lavorava al Ministero iniziò a trafugare un po' alla volta le copie giacenti negli uffici per distribuirle gratuitamente, finché non fossero finite"».
«"Specchi dell'assenza è rimasto fermo per 5 anni: avevo inviato il manoscritto al Ministero della Cultura siriano, che però negò il consenso alla pubblicazione. Così, i miei versi sono rimasti chiusi in un cassetto
fino a quando non è arrivato un altro impiegato: uno scrittore che mi ha telefonato per dirmi di aver trovato il manoscritto e che acconsentiva alla pubblicazione. Lo avvisai che se avesse osato cancellare o modificare anche una sola parola, mi sarei regolato di conseguenza. Il manoscritto venne pubblicato regolarmente, ma i servizi segreti non permisero che arrivasse nelle librerie. Poi, un amico che lavorava al Ministero iniziò a trafugare un po' alla volta le copie giacenti negli uffici per distribuirle gratuitamente, finché non fossero finite"».
Specchi dell’assenza
di Faraj Bayrakdar
editore: Interlinea
pagine: 120
«La scrittura in carcere è stata un atto di resistenza»
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