Metamorfosi del corpo e della vita
«Di Giovanna Cristina Vivinetto si è parlato e si continua a parlare moltissimo. A partire dal suo primo libro di versi, Dolore minimo (uscito per Interlinea due anni fa), in cui la giovanissima autrice siracusana affrontava per prima in Italia la questione della propria transessualità, il suo è diventato subito un caso (giornali, rotocalchi, televisioni, social), in cui la poesia tuttavia ha finito per entrarci poco o nulla. Tutto, in realtà, era partito dalla rivendicazione di ragioni assolutamente sacrosante, vale a dire dalla difesa della propria libertà e dignità personale di contro ad attacchi stupidi, settari, volgari. Ma poi, come spesso accade, l'onda della presenza pubblica ha cominciato ad avanzare per conto proprio, autoalimentandosi secondo
i suoi modi specifici, che Giovanna Cristina, va riconosciuto, ha fatto mostra di saper cavalcare con indubbio talento. Della scrittura poetica, comunque sia, si sono perse troppo presto le tracce. Eppure, se si guarda alla sua poesia tutta la questione
assume una fisionomia meno effimera o pretestuosa e, viceversa, più proporzionata e più credibile. »
Dolore minimo
di Giovanna Cristina Vivinetto
editore: Interlinea
pagine: 148
Il «dolore minimo» del titolo esprime la complessa condizione transessuale pronunciata con grande potenza poetica, volta a infrangere, per la prima volta in Italia, il muro del silenzioso tabù culturale. La giovane autrice racconta la sua rinascita luminosa con versi, delicati e profondissimi al tempo stesso, che hanno fatto parlare Dacia Maraini e Alessandro Fo di caso letterario dell’anno. «Quando nacqui mia madre / mi fece un dono antichissimo. / Il dono dell’indovino Tiresia: / mutare sesso una volta nella vita», narra Giovanna Cristina Vivinetto, che, in questo dirompente diario in versi, confessa: «non mi sono mai conosciuta / se non nel dolore bambino / di avvertirmi a un tratto / così divisa. Così tanto parziale».
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