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Poesia e umanità di due generazioni

Recensione di: Le cose buone e vere
09.02.2025
Le cose buone e vere Da "Alias Manifesto" Fabio Magro su Le cose buone e vere di Carlo Betocchi

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Come notava molti anni fa un illustre linguista, Giovanni Nencioni, un epistolario «non è che la raccolta di ciò che sopravvive a una vasta dispersione»: le lacune, i vuoti, ciò che non può essere documentato fa parte del genere e sollecita il lato romanzesco implicito in ogni carteggio, ma va tenuto conto del fatto che ci sono comunque diversi modi per leggere un epistolario: per avere notizie e informazioni utili a una maggiore comprensione dell’opera degli interlocutori, o del contesto storico e culturale in cui si sono mossi; per studiare la prosa epistolare dei soggetti coinvolti; per approfondire il carattere e il grado di coinvolgimento umano dei corrispondenti, ecc. Tutte queste prospettive di lettura sono percorribili anche nel carteggio Betocchi-Raboni, che per la postura dei due interlocutori ricorda certe indimenticabili atmosfere delle lettere scambiate tra il giovane Leopardi e il più maturo e noto Giordani; certo mutatis mutandis, e mettendo in conto una maggiore asciuttezza di toni tipica del lombardo Raboni».

Le cose buone e vere

Lettere di un maestro e di un giovane poeta (1953-1982)

di Carlo Betocchi e Giovanni Raboni

editore: Interlinea

pagine: 580

Nella primavera del 1953 Giovanni Raboni risulta vincitore di un concorso di poesia della cui giuria fa parte Carlo Betocchi. La circostanza della premiazione, a Roma, segna l’inizio di un rapporto stretto e duraturo fra l’allora ventunenne milanese e l’autorevole poeta toscano. Il fitto scambio epistolare, finora inedito, che lo documenta permette di seguire da vicino il cammino lungo la «difficile strada» della poesia nel quale Betocchi accompagna il giovane corrispondente, in un confronto franco e mai formale. Il configurarsi come prezioso testimone di un fervido laboratorio poetico non esaurisce il valore del carteggio, assicurato altresì dall’ampiezza di orizzonte e dalla costante tensione morale di una nobile conversazione che spazia dalle vicende personali e familiari alla realtà culturale e storica dell’Italia contemporanea fino alle grandi questioni esistenziali e spirituali sulle quali si interrogano i due interlocutori. 

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