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Renato Pennisi, L’impazienza

Recensione di: L'impazienza
02.03.2020
L'impazienza Da "Poetarum Silvae", Maria Lenti su "L'impazienza" di Renato Pennisi

«Il tempo, tra la smania inquieta della crescita e la calma di una soglia raggiunta, riafferrato per essere rivisto nella distanza. Il luogo di ieri e quello di oggi, paesaggio non solo reale ma di un deposito interiorizzato e ben distinto nelle differenze del sentire: ieri l’assalto del reale, oggi la riflessione e l’accettazione, dentro il corpo di evidenze (nel paragone con la vita impaziente dei figli), dentro la vita. Tempo non perduto, nemmeno quello passato, ma sfaccettatura di anni, di momenti, di accadimenti, di scelte, fuori da diarismi in senso stretto pur essendo l’io e la città, la sua Catania, protagonisti di L’impazienza di Renato Pennisi.
Il poeta perfora la superficie in apparenza chiara dei giorni e la rende intrigante per sentimenti e  sguardi: sulle cose, sul sé-io, sull’intorno, sulle case-simbolo, su scolorite immagini-sensazioni-strade e apparizioni («Il motore del proiettore / una nota tremula continua / e sono fotogrammi seppia / e lampi linee forse ciglia / cariche di colla», p. 10) o sulle necessità, che gli anni chiamano a contraltare del loro essere rapaci, nel caso figurate nel giardino di cui lasciare la porta socchiusa «per sentirsi meno prigioniero. // Prima che la stagione diventi buia» » .

L'impazienza

di Renato Pennisi

editore: Interlinea

pagine: 88

«Abbaglia il bianco della pagina» dove «le storie i libri si consumano»

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