Rileggendo Giorgio Orelli, fabbro del parlar moderno

«Ecco allora che un modo giusto per ricordare Giorgio Orelli cent'anni dalla sua nascita è quello di riepilogare quanto è stato fatto dopo la sua scomparsa per approfondire lo studio della sua opera di poeta, narratore, critico letterario e traduttore di poesia. »
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Giorgio Orelli e il "lavoro" sulla parola
Atti del convegno internazionale di studi Bellinzona 13-15 novembre 2014
a cura di Massimo Danzi, Liliana Orlando
editore: Interlinea
pagine: 300
Appartenente alla generazione di Zanzotto, Erba, Pasolini, Giudici o Cattafi, Giorgio Orelli (Airolo 1921-Bellinzona 2013) è stato, con grande misura, soprattutto poeta e lettore, ma anche narratore e traduttore da più lingue: ambiti che avvertiva "complementari" per la centralità riconosciuta alla dimensione "verbale" del testo o, volendo, per l'esigenza profondamente sentita di una costante e rinnovata verifica delle motivazioni linguistiche che governano la parola letteraria. Di questo suo "lavoro", cresciuto nei settant'anni che separano le poesie di Né bianco né viola (1943) dagli ultimi libri, dà conto questo volume, che raccoglie gli Atti del convegno svoltosi nel novembre del 2014 a Bellinzona. Si trovano qui, nell'ordine, i saggi di Stefano Agosti, Maria Antonietta Grignani, Silvia Longhi, Clelia Martignoni, Pietro Gibellini, Gilberto Lonardi, Alice Spinelli, Massimo Danzi, Christian Genetelli, Niccolò Scaffai, Giovanni Fontana, Georgia Fioroni, Yari Bern asconi, Ottavio Besomi, Pietro De Marchi, Pietro Montorfani e la testimonianza dello scrittore e poeta Giovanni Orelli.
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