Appartenente alla generazione di Zanzotto, Erba, Pasolini, Giudici o Cattafi, Giorgio Orelli (Airolo 1921-Bellinzona 2013) è stato, con grande misura, soprattutto poeta e lettore, ma anche narratore e traduttore da più lingue: ambiti che avvertiva "complementari" per la centralità riconosciuta alla dimensione "verbale" del testo o, volendo, per l'esigenza profondamente sentita di una costante e rinnovata verifica delle motivazioni linguistiche che governano la parola letteraria. Di questo suo "lavoro", cresciuto nei settant'anni che separano le poesie di Né bianco né viola (1943) dagli ultimi libri, dà conto questo volume, che raccoglie gli Atti del convegno svoltosi nel novembre del 2014 a Bellinzona. Si trovano qui, nell'ordine, i saggi di Stefano Agosti, Maria Antonietta Grignani, Silvia Longhi, Clelia Martignoni, Pietro Gibellini, Gilberto Lonardi, Alice Spinelli, Massimo Danzi, Christian Genetelli, Niccolò Scaffai, Giovanni Fontana, Georgia Fioroni, Yari Bern asconi, Ottavio Besomi, Pietro De Marchi, Pietro Montorfani e la testimonianza dello scrittore e poeta Giovanni Orelli.
Rassegna stampa per Giorgio Orelli e il "lavoro" sulla parola
Rileggendo Giorgio Orelli, fabbro del parlar moderno
pubblicato il: 25-05-2021
Dal "Corriere del Ticino", Pietro De Marchi su "Giorgio Orelli e il lavoro sulla parola"
Notizie che parlano di: Giorgio Orelli e il "lavoro" sulla parola
Gli atti dell'ultimo convegno di Bellinzona fanno il punto e svelano nuove sfumature sul valore della lingua e della parola del poeta, narratore e traduttore Giorgio Orelli.