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Giorgio Perrone

Giorgio Perrone
autore
Interlinea

Giorgio Perrone, novarese per nascita (1940), formazione e attività lavorativa, ha esercitato la professione di medico ospedaliero in area diagnostica, osservando al microscopio cellule e tessuti dei pazienti. Ma la sua curiosità per la natura dell’essere umano non si è mai limitata agli aspetti strettamente biologici, estendendosi e concentrandosi nel tempo anche su quelli culturali, comportamentali e psicoaffettivi, portandolo da ultimo all’attività di psicoterapeuta. Tale attenzione alle profondità dell’anima umana e al loro dialogare con se stesse e col mondo lo aveva peraltro indotto fin da giovane a esprimere in versi le proprie esperienze emotive. Nel 1965 una sua breve raccolta dal titolo Improvvisi e figure fu pubblicata da Guanda, in quanto vincitrice a un concorso nazionale. Da allora, Perrone ha proseguito nella sua scrittura poetica, in pura forma di diario esistenziale, riservandone alcune occasioni di condivisione a un ristretto giro di persone amiche, le cui costanti esortazioni hanno portato a pubblicare una seconda raccolta dal titolo Percorsi presso l’editore Ladolfi nel 2016.

Titoli dell'autore

L’incertezza del tu

di Giorgio Perrone

editore: Interlinea

pagine: 128

«Sono molte le suggestioni che affiorano accostando queste intense liriche di Giorgio Perrone, che compongono, nell’insieme, un vero poema di amore. Un inno che riflette le mille sfaccettature sotto le quali l’amore si presenta e nelle quali si combinano e si scombinano, come in un caleidoscopio, sentimenti diversi (talora contraddittori), che registrano la complessità cui va soggetta un’esperienza che ha a che fare con il senso stesso della vita. […] Un racconto, questo di Giorgio Perrone, che associando l’amore umano alle suggestioni della natura rende trasparente, attraverso la musicalità del verso, la densità e la ricchezza di emozioni che, per il loro alto significato, non possono andare perdute» (dalla Nota di Giannino Piana). «“Chi sei tu? Ignoro chi sia tu” […]. Domanda intrigante, se ripetuta con un velo di incertezza che ci fa trasalire, che getta nuove inquietudini sulle nostre conoscenze, di noi lettori alla ricerca di una risposta alle nostre, ulteriori, incertezze. Qui il gioco poetico si fa duro, potremmo dire, se non fosse che la levità del verso lo rende solo più profondamente epico, investendo la nostra lotta quotidiana che ci strema nell’esercizio del capire (capire il mondo, l’amore, l’assenza di tenerezza, gli squarci improvvisi di cui siamo solo testimoni)» (dalla Presentazione di Renzo S. Crivelli).
 

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