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Guido Petter

Guido Petter
autore
Interlinea
Guido Petter, nato a Colmegna di Luino nel 1927, professore emerito di Psicologia dello sviluppo all’università di Padova, è stato partigiano nella 10ª brigata Garibaldi “Rocco”, che ha operato sui monti intorno al lago d’Orta e nel Vergante. Alla Resistenza ha dedicato il libro Ci chiamavano banditi (Giunti, Firenze 1995) in cui narra la sua esperienza partigiana, e altri libri destinati a preadolescenti o adolescenti: Una banda senza nome (ivi, 1996), Nel rifugio segreto (ivi, 1998), Sempione ’45. Il salvataggio della galleria (Interlinea, Novara 2006). Destinati invece agli insegnanti sono vari suoi libri di psicologia dello sviluppo o dell’educazione, come Dall’infanzia alla preadolescenza (Giunti, Firenze 1992), Problemi psicologici dell’adolescenza (La Nuova Italia, Firenze, 1990), Ragionare e narrare. Aspetti psicologici dell’insegnamento della storia (La Nuova Italia, Milano 2002), La narrativa a scuola. Il lavoro sul testo e l’incontro con l’autore (Erickson, Trento 2007), Ragione, fantasia e creatività nel bambino e nell’adolescente (Giunti, Firenze 2010), Il mestiere di insegnante. Aspetti psicologici di una delle professioni più interessanti e impegnative (ivi, 2006). È mancato il 24 maggio 2011, pochi giorni prima della commemorazione, che avrebbe dovuto tenere, dei martiri di Fondotoce, al centro del suo ultimo libro La prima stella. Valgrande ’44.

Titoli dell'autore

La prima stella

Valgrande '44

di Guido Petter

editore: Interlinea

pagine: 128

Riccardo, Marcello ed Emiliana si ritrovano tutte le sere con gli amici sul lungolago di Intra per chiacchierare e confrontarsi su idee e speranze.

Sempione '45

Il salvataggio della galleria

di Guido Petter

editore: Interlinea

pagine: 136

Il romanzo narra un episodio realmente accaduto della Resistenza: il salvataggio, nell’aprile 1945, della galleria del Sempione, che i tedeschi si preparavano a far saltare in aria per impedirne l’uso agli Alleati. Un gruppo di partigiani, non potendo far esplodere le sessanta tonnellate di tritolo depositate nella stazione di Varzo (perché l’esplosione avrebbe distrutto l’intero paese), durante la notte con un piano audace riuscì a neutralizzare le sentinelle, a isolare la stazione e a portar via l’esplosivo, per bruciarlo poi sulla riva del fiume.
 

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