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10 giugno 1924: Matteotti assassinato

Recensione di: Il consenso e la forza
01.01.1970
Il consenso e la forza Da "Doppiozero", Enrico Palandri su Il consenso e la forza di Giacomo Matteotti

«Il primo aspetto che sia Grasso che Rigotti mettono in luce è il contesto: il fascismo si afferma in modo meschino, connivente fin dall’inizio con tutti i potenti e traditore, proprio perché attraverso Benito Mussolini nasce contro il movimento socialista. [...]
La Rigotti è molto brava anche ad analizzarne la retorica che infatti, per tutti gli italiani (anche quelli di destra) è diventata sinonimo di un linguaggio tronfio e ridicolo. 
Il disgusto per Mussolini è del resto ampiamente condiviso e bastino per tutti le belle pagine che ha scritto Elsa Morante dopo la sua fucilazione. 
Più inquietante per me è stato rivedere il ruolo di Antonio Gramsci, sottolineato sia da Grasso che dalla Rigotti. È difficile non amare Gramsci, le lettere dal carcere al figlio Delio, la finezza di molti suoi giudizi letterari. Tuttavia, la definizione che dà di Matteotti come “pellegrino del nulla” ritorna come un’eco a vergogna del leader comunista. Al fondo, com’è noto, c’è la lettura della rivoluzione bolscevica e alla scissione del movimento operaio con la nascita del Partito Comunista d’Italia a Livorno nel 1921. Rileggere Gramsci in questo sembra purtroppo illuminare i guai che da allora frantumeranno la sinistra italiana almeno fino a tutta l’epoca del brigatismo».

Il consenso e la forza

L’ultimo discorso del 30 maggio 1924

di Giacomo Matteotti

editore: Interlinea

pagine: 84

Nell’agosto di un secolo fa, nel 1924, fu trovato il corpo di Giacomo Matteotti, giornalista, politico e segretario del partito socialista unitario. Chiamato “Tempesta” per il carattere focoso, Matteotti, 39 anni, era stato rapito e ucciso il 10 giugno 1924, dopo che il 30 maggio aveva pronunciato in parlamento un discorso contro le irregolarità e le violenze che avevano condizionato le elezioni di primavera, le ultime prima della dittatura. Il suo discorso era stato un atto d’accusa clamoroso e aveva suscitato grande ira tra gli esponenti del partito fascista. Una pagina nera della storia italiana, ricostruita attraverso il testo integrale del discorso e arricchita da un saggio di Francesca Rigotti, filosofa e saggista, già docente di teoria politica e dottrine politiche alle università di Gottingen e della Svizzera italiana a Lugano.Con un saggio di Francesca Rigotti.

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