Clemente Rebora Poesia, un cammino verso la fede

«Cento anni fa, Clemente Rebora (Milano 06/01/1885 – Stresa 01/11/1957) pubblicò una delle sue raccolte poetiche più intime e sofferte: "Canti anonimi". Nei suoi versi, come osserva il critico Roberto Cicala, "c'è il rapporto tra natura e città, la sua Milano, e soprattutto c'è l'ansia per l'attesa di un futuro migliore, grazie a qualcuno o qualcosa, forse la donna amata o forse la fede, dopo l'annichilimento e la strage della Grande Guerra ("trincee fonde nei cuori – l'età cavernìcolam è in noi"); per questo scrive dei "canti anonimi" perché vuole cercare, nel donarsi anonimo agli altri, una ragione per continuare a vivere, per ripartire, per trovare prima o poi chi "verrà, se resisto / a sbocciare non visto".»
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Canti anonimi
di Clemente Rebora
editore: Interlinea
pagine: 264
«Dall’imagine tesa / Vigilo l’istante / Con imminenza di attesa – / E non aspetto nessuno» sono i versi di chi è in ansia aspettando qualcuno e qualcosa: forse la donna amata, forse la conversione. Clemente Rebora, dopo l’annichilimento e la strage della Grande Guerra, scrive questi Canti anonimi perché vuole cercare, nel donarsi anonimo agli altri, una ragione per continuare a vivere, per ripartire, per trovare prima o poi chi «Verrà, se resisto / A sbocciare non visto, / Verrà d’improvviso, / Quando meno l’avverto». Per la prima volta un’edizione commentata di un libro fondamentale tra le due guerre.
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