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Eisenberg, lo stupro di guerra in un poemetto

Recensione di: Stupro di guerra
02.07.2023
Stupro di guerra Da "Quotidiano del Sud", Raffaele Messina su Stupro di guerra di Mariastella Eisenberg

«Troppo a lungo considerato un legittimo bottino di guerra oppure tollerato come marginale portato di tutti i conflitti o, addirittura, pianificato come strumento per annientare 'imbastardendola' la specificità etnica del nemico, in realtà, lo stupro in guerra contiene in sé questo ulteriore aspetto atroce: il negare a molte donne la gioia d'essere madri e il costringerle a vivere nel tormento di sentirsi matrigne. 
Ed è proprio su questo aspetto che concentra la propria attenzione Mariastella Eisenberg con il poemetto Stupro di guerra»

Stupro di guerra

di Mariastella Eisenberg

editore: Interlinea

pagine: 72

Lo stupro di guerra è arma antica che continua ad essere usata sotto ogni cielo e con continuità, vittime le donne, e non solo; soprattutto non una sola volta, perché il frutto della violenza le costringe a negarsi come madri diventando matrigne della propria carne. Questo è, forse, l’aspetto più atroce della violenza subita, rivederla continuamente nell’innocenza dei figli partoriti, incolpevoli e colpevoli di esistere. Ecco il tema del libro di Mariastella Eisenberg, declinato nell’antichità attraverso Andromaca, già sposa di Ettore e madre di Astianatte, e poi come schiava di Pirro madre di Molosso; fino ai giorni nostri attraverso Amina, vittima di Boko Haram e madre anch’ella di una bambina senza nome.    

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