"Il Venerdì" di "Repubblica" recensisce i "Canti anonimi" di Rebora

«A scrivere l'articolo è Giovanni Gavazzeni. Egli aprte dalle esperienze sconvolgenti di Rebora in trincea dove, «sul calvario del Podgorna furono sterminati più di diecimila soldati italiani», esperienza che «capovolse il mondo di Rebora». Rebora è da annoverare tra quei poeti (Camillo Sbarbaro, Giovanni Boine, Piero Jahier, Dino Campana), che allora erano considerati, come scriverà in seguito Pasolini, «i marginali, gli eterogenei, i maestri in ombra».»
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Canti anonimi
di Clemente Rebora
editore: Interlinea
pagine: 264
«Dall’imagine tesa / Vigilo l’istante / Con imminenza di attesa – / E non aspetto nessuno» sono i versi di chi è in ansia aspettando qualcuno e qualcosa: forse la donna amata, forse la conversione. Clemente Rebora, dopo l’annichilimento e la strage della Grande Guerra, scrive questi Canti anonimi perché vuole cercare, nel donarsi anonimo agli altri, una ragione per continuare a vivere, per ripartire, per trovare prima o poi chi «Verrà, se resisto / A sbocciare non visto, / Verrà d’improvviso, / Quando meno l’avverto». Per la prima volta un’edizione commentata di un libro fondamentale tra le due guerre.
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