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La feroce ironia di Kabanov nella lingua del nemico

Nella lingua del nemico e altre poesie sulla guerra in Ucraina Da "Avvenire", Alberto Fraccacreta su Nella lingua del nemico e altre poesie sulla guerra in Ucraina di Aleksandr Michajlovič Kabanov

«Non è forse un caso che il primo florilegio italiano di uno dei massimi poeti ucraini contemporanei,Aleksandr Kabanov, si intitoli Nella lingua del nemico e altre poesie sulla guerra in Ucraina (traduzione e cura di Alessandro Achilli, Interlinea, pagine 136, euro 14,00). Testi composti nell'arco di un trentennio, dal tramonto del periodo sovietico al giugno 2022. Classe '68, originariodi Cherson oggi occupata dalla Federazione Russa, traduttore, editore e attivista, laureato in Giornalismo all'Università Statale di Kyjiv (città dove vive e lavora dal 1985), Kabanov risente nei suoi versi di quella tradizione al feldspato che attraversa il transmentalismo di Velimir Chlebnikov e raggiunge Boris Pasternak, fino all'assurdismo di Daniil Charms. Come sottolinea giustamente Achilli nel contributo introduttivo, "la scrittura di Kabanov sembra insegnarci, anche e forse soprattutto nelle sue manifestazioni più recenti" che l'utopia poetica "è sempre uno degli strumenti più forti per (cercare di) arginare la violenza della storia"».

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Nella lingua del nemico e altre poesie sulla guerra in Ucraina

di Aleksandr Michajlovič Kabanov

editore: Interlinea

pagine: 136

«Le tue ceneri in mano ho tenuto»: Un libro intenso sul tema del rapporto culturale, sociale e politico tra Russia e Ucraina grazie a uno dei maggiori poeti civili ucraini viventi che, usando la «lingua del nemico», da tempo racconta l’occupazione russa della regione della Crimea e la guerra attuale, purtroppo prevista. L’invasione militare viene trattata con un approccio personale che diventa una testimonianza viva e un monito sugli sviluppi futuri della tensione tra Russia e Ucraina con il resto del mondo occidentale. «qui Kabanov sembra insegnarci che l’utopia della scrittura poetica è sempre uno degli strumenti più forti per (cercare di) arginare la violenza della storia» (Alessandro Achilli).

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