Lo stadio, gli scudetti, poi il Lager. Vita spezzata di Árpád Weisz
«Su una muraglia dello stadio Renato Dall'Ara di Bologna una lapide ovale ricorda il destino di un uomo segnato dal tragico Novecento: "Curva Madonna di San Luca: Árpád Weisz (18961944). Allenatore del Bologna FC, vincitore degli scudetti del 1936 e del 1937 e del Torneo Internazionale dell'Expo di Parigi del 1937. Fu deportato e ucciso nel campo di concentramento di Auschwitz". Stringe il cuore risentire nel silenzio di morte della semplice lapide gli applausi e le grida festose
che saranno piovuti dalle gradinate sui campioni dello "squadrone che tremare il mondo fa" e sul loro amato allenatore. Una cruda memoria, oggi, in un tempo in cui sono rispuntati, con la deriva diodio, le svastiche e le perfide e dissennate scritte razziste e antisemite. Ebbero la stessa sorte di Árpád Weisz la giovane moglie Ilona e i piccoli figli Roberto e Clara, nati entrambi a Milano dove il marito e padre fu allenatore dell'Ambrosiana Inter, come si chiamavano allora i nerazzurri, e dove Weisz è ricordato da una targa inaugurata a San Siro in occasione del Giorno della memoria del 2018.»
L’allenatore ad Auschwitz
Árpád Weisz: dai campi di calcio italiani al lager
di Giovanni A. Cerutti
editore: Interlinea
pagine: 128
Calcio e discriminazione: la storia di Árpád Weisz il grande allenatore degli anni trenta che scoprì Giuseppe Meazza, costretto dalle leggi razziali dai campi di calcio italiani al lager.
Inserisci un commento