Perché il 1992 fu l’anno che cambiò l’Italia di oggi
«L’armonia richiamata da Calvino si rompe nel 1992. Perché in quell’anno? Innanzitutto perché c’è una macroscopica debolezza dei partiti, che oramai sono percepiti come macchine di potere, attraversati da scorribande di uomini spregiudicati, rampanti, ossessionati dal denaro e dal potere, e sono occupati da uomini immobili e inamovibili, gli stessi che sono responsabili delle misere condizioni dell’economia e che hanno portato l’Italia sull’orlo di un precipizio. In secondo luogo perché c’è una crisi economica devastante, che viene da lontano e che rende oramai non più praticabile da parte delle imprese il pagamento di esose tangenti. Milano suona il de profundis per il sistema dei partiti che hanno liberato l’Italia e hanno fatto la Repubblica. In Sicilia risuonano i rintocchi delle campane a morto per le stragi di Capaci e via d’Amelio, a distanza di poco tempo l’una dall’altra».
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1992. L’anno che cambiò l’Italia
Da mani pulite alle stragi di mafia
di Enzo Ciconte
editore: Interlinea
pagine: 160
Per capire dove nascono le stragi di Matteo Messina Denaro e l’omertà che l’ha tenuto nascosto bisogna andare al “1992, l’anno che cambiò l’Italia”. Infatti… trent’anni fa una serie di eventi cambiò l’Italia. Si va dalle stragi di mafia di Falcone e Borsellino all’esplosione di Mani pulite, con l’elezione di Scalfaro a presidente in un momento drammatico della Repubblica. Uno storico rivela gli intrecci inquietanti del 1992 con una serie di domande ancora attuali come questa: perché era necessario eliminare chi avrebbe potuto far luce su un rapporto dedicato a mafia e appalti contenente nomi di imprenditori del Nord? Il 1992 è un anno di fratture e di cesure che chiude un’epoca e ne apre un’altra, in cui «c’è tutto un ribollire di episodi che si concentrano in quell’anno» come scrive Enzo Ciconte, tra i massimi storici delle mafie, ricostruendo i retroscena di un momento in cui «la guerra fredda è terminata ma i morti non riposano in pace».
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