Vittorio Gregotti. L'illuminista dell'architettura che amava dialogare con le città
«Sospesa tra culto dell'immagine e richiami, raramente autentici, all'inclusione e all'impegno, l'architettura è oggi molto lontana da quell'autonomo "razionalismo critico" in cui Vittorio Gregotti cercò di collocarla per tutta la sua vita. Nato a Novara nel 1927 da una famiglia di industriali Gregotti, che è stato il maggiore teorico e critico italiano d'architettura dopo la morte di Aldo Rossi e uno dei più prolifici progettisti, si è spento ieri all'ospedale San Giuseppe di Milano a causa del coronavirus [...]
Gregotti delineava il compito da affidare all'architettura: quello di essere un'attività artistica che nasce dall'osservazione critica della realtà e si inserisce in un territorio per apportare miglioramenti sociali attraverso un proprio linguaggio.»
Il mestiere di architetto
di Vittorio Gregotti
editore: Interlinea
pagine: 112
«Capacità di modificazione creativa e critica dello stato delle cose» sono alla base della lezione e dei ricordi di un grande maestro dell’architettura internazionale. Vittorio Gregotti, superati i novant’anni, parte dal racconto della sua formazione intellettuale e degli anni novaresi per descrivere i tratti strutturali del suo modo di intendere l’architettura e la professione di architetto. Questo libro, arricchito da una raccolta di suoi disegni (significativi per l’approccio culturale nella costruzione del paesaggio), è una esortazione a non rinunciare alla passione per l’architettura, intesa come teoria e pratica capace di apportare contributi rilevanti alla trasformazione della società, nell’idea di Gregotti che «sono l’idea di passato e di futuro a costruire insieme un frammento di verità del presente».
Inserisci un commento