Carlo Dossi
Carlo Dossi
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Interlinea

Alberto Carlo Pisani Dossi, in arte Carlo Dossi, nacque nel 1849 a Zenevredo, un piccolo paese in provincia di Pavia dove i Pisani-Dossi possedevano delle proprietà da diverse generazioni. Egli stesso, nelle proprie opere, vanterà più volte una parentela con Cesare Beccaria. Cominciò a scrivere all’età di sette anni e a stampare all’età di sedici. Abbandonò Zenevredo per iscriversi alla scuola media di Milano. Partecipò giovanissimo al movimento della Scapigliatura milanese, scrivendo articoli sui periodici locali e realizzando opere come L’Altrjeri - nero su bianco, Vita di Carlo Alberto Pisani, Note azzurre, Ritratti umani - dal calamajo di un medico.
È da ricordare che a sedici anni era già in attività giornalistica e ideò e finanziò in proprio un periodico, “Palestra Letteraria Artistica e Scientifica” uscito nel 1865, ove collaborarono scrittori come Francesco Domenico Guerrazzi, Giuseppe Rovani e perfino Giosuè Carducci.
Legato il suo nome a quello di Francesco Crispi, divenne ben presto «Ciambellano del cifrario» al ministero degli Esteri, console a Bogotá nel 1870, ministro plenipotenziario ad Atene nel biennio 1895-96 e, negli ultimi anni di vita, governatore dell’Eritrea. Nel 1892 sposò Carlotta Borsani, donna intelligente e religiosa che per tutta la vita ebbe cura di lui. In seguito alla caduta del governo Crispi (1896) e subito dopo la sua morte, abbandonò la carriera diplomatica e si ritirò nella villa di Corbetta per coltivare la propria passione: l’archeologia. Grazie ai reperti trovati ad Atene e a Roma, oltre a materiale precolombiano e a oggetti trovati in scavi eseguiti nelle zone di Corbetta, Albairate, Santo Stefano Ticino, Sedriano e lungo le sponde del Ticino, progettò il museo Pisani Dossi che situò nella sua casa di Corbetta, oltre a una serie di reperti che furono inviati al museo archeologico del Castello Sforzesco di Milano dopo la sua morte.
Come racconta alla fine delle Note azzurre, agli inizi del Novecento subì l’asportazione di un occhio. Morì nel 1910 a Cardina (Como) nella grandiosa villa da lui fatta costruire su uno sperone di roccia con una magnifica vista sul lago, che ha ancora oggi il nome di Dosso in suo onore.
È da ricordare che a sedici anni era già in attività giornalistica e ideò e finanziò in proprio un periodico, “Palestra Letteraria Artistica e Scientifica” uscito nel 1865, ove collaborarono scrittori come Francesco Domenico Guerrazzi, Giuseppe Rovani e perfino Giosuè Carducci.
Legato il suo nome a quello di Francesco Crispi, divenne ben presto «Ciambellano del cifrario» al ministero degli Esteri, console a Bogotá nel 1870, ministro plenipotenziario ad Atene nel biennio 1895-96 e, negli ultimi anni di vita, governatore dell’Eritrea. Nel 1892 sposò Carlotta Borsani, donna intelligente e religiosa che per tutta la vita ebbe cura di lui. In seguito alla caduta del governo Crispi (1896) e subito dopo la sua morte, abbandonò la carriera diplomatica e si ritirò nella villa di Corbetta per coltivare la propria passione: l’archeologia. Grazie ai reperti trovati ad Atene e a Roma, oltre a materiale precolombiano e a oggetti trovati in scavi eseguiti nelle zone di Corbetta, Albairate, Santo Stefano Ticino, Sedriano e lungo le sponde del Ticino, progettò il museo Pisani Dossi che situò nella sua casa di Corbetta, oltre a una serie di reperti che furono inviati al museo archeologico del Castello Sforzesco di Milano dopo la sua morte.
Come racconta alla fine delle Note azzurre, agli inizi del Novecento subì l’asportazione di un occhio. Morì nel 1910 a Cardina (Como) nella grandiosa villa da lui fatta costruire su uno sperone di roccia con una magnifica vista sul lago, che ha ancora oggi il nome di Dosso in suo onore.
Libri dell'autore
Campionario
a cura di Barbara Rodà
di Carlo Dossi
editore: Interlinea
pagine: 208
Gli allarmisti, i seccatori, i fannulloni, i lettori: ecco una singolare raccolta di quattordici bozzetti dal titolo "Campionario", uscita a Milano nel 1885.
Il mio Manzoni
di Carlo Dossi
editore: Interlinea
pagine: 80
«Tacciare di antimanzonismo gli scapigliati lombardi e piemontesi è divenuto un luogo comune»
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