Biografia dell'autore
Carlo Dossi

È da ricordare che a sedici anni era già in attività giornalistica e ideò e finanziò in proprio un periodico, “Palestra Letteraria Artistica e Scientifica” uscito nel 1865, ove collaborarono scrittori come Francesco Domenico Guerrazzi, Giuseppe Rovani e perfino Giosuè Carducci.
Legato il suo nome a quello di Francesco Crispi, divenne ben presto «Ciambellano del cifrario» al ministero degli Esteri, console a Bogotá nel 1870, ministro plenipotenziario ad Atene nel biennio 1895-96 e, negli ultimi anni di vita, governatore dell’Eritrea. Nel 1892 sposò Carlotta Borsani, donna intelligente e religiosa che per tutta la vita ebbe cura di lui. In seguito alla caduta del governo Crispi (1896) e subito dopo la sua morte, abbandonò la carriera diplomatica e si ritirò nella villa di Corbetta per coltivare la propria passione: l’archeologia. Grazie ai reperti trovati ad Atene e a Roma, oltre a materiale precolombiano e a oggetti trovati in scavi eseguiti nelle zone di Corbetta, Albairate, Santo Stefano Ticino, Sedriano e lungo le sponde del Ticino, progettò il museo Pisani Dossi che situò nella sua casa di Corbetta, oltre a una serie di reperti che furono inviati al museo archeologico del Castello Sforzesco di Milano dopo la sua morte.
Come racconta alla fine delle Note azzurre, agli inizi del Novecento subì l’asportazione di un occhio. Morì nel 1910 a Cardina (Como) nella grandiosa villa da lui fatta costruire su uno sperone di roccia con una magnifica vista sul lago, che ha ancora oggi il nome di Dosso in suo onore.
Di Carlo Dossi Interlinea ha pubblicato Il mio Manzoni e Campionario.