Gabriele Zani
Titoli dell'autore
Case finali
di Gabriele Zani
editore: Interlinea
pagine: 104
Qualcosa, nella poesia di Gabriele Zani, poteva far pensare a una sua propensione per la “prosa” fin dal suo esordio, da quella sua prima raccolta che aveva il titolo di Monolocale. Un titolo asciutto, già allusivo della volontà di aderire al reale, alla realtà di una vita un po’ stretta, di non molta luce che non fosse quella della poesia. Questa fedeltà al concreto si è andata man mano consolidando con le successive opere poetiche, Finestre di via Paradiso e Riunione di famiglia, dove le incursioni della prosa si infittiscono perché le ragioni della prosa, di questa particolare prosa, sono le ragioni stesse della poesia di cui sono la nuova forma. Su queste premesse, Zani ha continuato in perfetta solitudine a costruire la sua opera poetica con quella intensità e nitidezza che gli vengono riconosciute e che qui si raccolgono in pagine esemplari della nuova poesia. (Giampiero Neri).
Riunione di famiglia (1982-2012)
di Gabriele Zani
editore: Interlinea
pagine: 240
«“Fisso le blatte sul muro bianco” (Le blatte): questo è stato il mio primo approccio, oltre vent’anni fa, alla scrittura del cesenate Gabriele Zani. Lo sguardo – la sua insistenza e acutezza – rappresenta una delle caratteristiche di questo poeta: “impara a guardare le mosche” è il primo verso ancora dei Rimanenti, la prima raccolta importante. Quest’ossessiva, quasi pesante insistenza dello sguardo si mescola alla leggerezza, alla velocità, al guizzo dell’espressione. Uno sguardo apparentemente distratto, gratuito, indifferente, che fissa invece le cose e il nostro guardarle, che ne fissa la qualità transeunte (di noi che guardiamo e delle cose guardate). La vena del poeta è spesso all’insegna della crudeltà (una delle qualità della sua voce, che è anche spudoratamente ingenua e orgogliosa), crudeltà esercitata anzitutto nei confronti di se stesso. Ma quanta verità in queste note disilluse: “Specie ad inverosimili orari della notte / (quando ormai ci si credeva gli unici) sono di colpo / tra un pianerottolo e l’altro delle scale / due come noi, i loro sguardi / incrociantisi per un attimo coi nostri / che svelti poi tirano, come i loro, diritto. / La verità è in quegli attimi. Stordisce” (Incontri). Ma non si dimentichi l’altra ispirazione, direttamente legata alla situazione storica. Mi riferisco alla marginalità di chi vive in provincia, tra Cesena e Cesenatico, marginalità sofferta e rivelata fin dai titoli: Monolocale, I rimanenti, Muro più muro meno, Stanze di motel. Il presente volume sfocia nell’ultima raccolta che dà il titolo al libro tutto: Riunione di famiglia (2012). Dà il titolo e il senso a trent’anni di poesia. L’esigenza prima di Gabriele sembra ora di raggiungere il lettore e di scrivere conseguentemente nel modo più comprensibile se non trasparente, la sua voce si è fatta matura e il dialogo coi morti (da poco è scomparso suo padre, ma già nei primi anni novanta Fulvio Panzeri parlava per I rimanenti della «coscienza di una perdita») si è fatto impellente. Ora tocca a Gabriele fissare lo sguardo dentro alle cose della memoria e con questa memoria guardare al presente. Noi intanto, fiduciosi, aspettiamo altri suoi versi per il nostro futuro» (dalla nota di Jean Robaey).