Interlinea: La serie Serie Architettura
Quasi paesaggi
Viaggi quotidiani tra poesia e fotografia
di Romina Emili
editore: Interlinea
pagine: 160
Una raccolta di fotografie che diventano componimenti poetici, per esprimere l’esperienza della scoperta del paesaggio della provincia di Novara, ma non solo, negli ultimi dieci anni, con un occhio attento all’architettura e alla relazione tra l’essere umano, la sua ricerca continua del sé e i luoghi che vive. Attraverso la macchina fotografica si mette in atto una fuga quasi quotidiana dalla realtà: un processo di rilettura dei luoghi orizzontali che diventano paesaggi verticali dell’anima.
Dante Bini. Costruire l'utopia
di Francesca Albani, Alessandro Cavallo e Carlo Dusi
editore: Interlinea
pagine: 192
Un libro sui primi passi della ricerca di Dante Bini, un architetto visionario che da Tokyo alla Luna ha progettato cupole sottili in calcestruzzo armato, tra cui la villa per Michelangelo Antonioni a Costa Paradiso. La sperimentazione al mushroom field a San Cesario Sul Panaro in provincia di Modena rappresenta l’inizio di un’avventura che porterà alla realizzazione di migliaia di cupole in tutto il mondo in un clima culturale che rese pensabile vivere e abitare sotto una tenda (o una cupola), in un momento in cui si fondevano utopia ed estremo pragmatismo. L’innovazione divenne ben presto una nuova voce all’interno della ricerca sulle strutture sottili in calcestruzzo − esito finale dell’evoluzione delle strutture voltate − che tra gli anni cinquanta e gli anni settanta raggiunse risultati forse a oggi ancora insuperati.
Costruire il paesaggio
L’architettura italiana tra contesto ambientale e globalizzazione
a cura di Matteo Gambaro, Marco Romano, Fabrizio Schiaffonati, Paolo Zermani
editore: Interlinea
pagine: 120
Un punto di vista critico sul paesaggio italiano contemporaneo e sul ruolo e le responsabilità dell’architettura nella configurazione delle città e nella trasformazione del contesto ambientale. Ma anche una comune riflessione, con peculiarità e approfondimenti culturali differenti, sulle «architetture contemporanee svuotate di qualunque razionalità, espressione di una globalizzazione superficiale che sta snaturando il paesaggio delle nostre città, nel silenzio della comunità scientifica, intellettuale e della classe politica che ci governa» (Matteo Gambaro).
Il mestiere di architetto
di Vittorio Gregotti
editore: Interlinea
pagine: 112
«Capacità di modificazione creativa e critica dello stato delle cose» sono alla base della lezione e dei ricordi di un grande maestro dell’architettura internazionale. Vittorio Gregotti, superati i novant’anni, parte dal racconto della sua formazione intellettuale e degli anni novaresi per descrivere i tratti strutturali del suo modo di intendere l’architettura e la professione di architetto. Questo libro, arricchito da una raccolta di suoi disegni (significativi per l’approccio culturale nella costruzione del paesaggio), è una esortazione a non rinunciare alla passione per l’architettura, intesa come teoria e pratica capace di apportare contributi rilevanti alla trasformazione della società, nell’idea di Gregotti che «sono l’idea di passato e di futuro a costruire insieme un frammento di verità del presente».
Angelo Mangiarotti. Variazioni e modularità
di Francesca Albani e Franz Graf
editore: Interlinea
pagine: 136
Angelo Mangiarotti, designer, architetto e scultore, che profondamente ha segnato il panorama culturale del secondo dopoguerra, ha una produzione caratterizzata da soluzioni molto diverse tra di loro, frutto di una ricerca continua e instancabile. Il suo approccio critico e speculativo, volto alla ricerca di un linguaggio architettonico non necessariamente legato alla funzione, trae la propria forza e unicità dalla tettonica dell’assemblaggio e dalla modularità, intessendo dialoghi reali (o figurati) con personaggi come Konrad Wachsman, Fritz Haller, Max Bill e Jean Prouvé. Nella sua ricerca architettonica condotta in modo individuale, forse a tratti solitaria, si legge la stessa attenzione e il medesimo approccio che dimostra verso gli oggetti di produzione industriale, ricercando forme sobrie ed elementari, in grado di travalicare differenze di scala, di funzione e di materiali.«Nel progetto non ritorna l’analogia tra passato e presente, ma la sua metafora»