"Bella ciao è davvero il canto della Resistenza. Ecco come è nato"
« Bella ciao, e sia un saluto, un augurio, un ricordo e una speranza. Sono sempre i giorni di Bella ciao, ma questi a un passo dal 25 aprile lo sono un po' di più. Ci sarà pure un motivo, se "Bella ciao" è diventata la canzone italiana più conosciuta e cantata al mondo e guida tutti i partigiani di "un nuovo mondo da realizzare". Quattro secche risposte, non esaustive: perché ti tira dentro con il suo ritmo e la sua melodia, e spinge a battere le mani; perché mette e fa stare insieme, dà poca soddisfazione mormorarla da solo; e poi perché è bella; e perché dice ciao, a tutti. Qualcuna di queste ragioni la si ritrova in un libro che uscirà a maggio, ma oggi già disponibile in formato digitale sul sito di Interlinea (www.interlinea.com).
Titolo, "Bella ciao. Storia e fortuna di una canzone", 96 pagine, euro 8,50. Di Novara la casa editrice; di Orta San Giulio l'autore, Cesare Bermani, classe 1937, storico, ricercatore sul campo di fonti orali, uno dei fondatori dell'istituto Ernesto De
Martino che si occupa di cultura popolare.
[...]
A lei che cosa piace di più di 'Bella ciao'?
"Complessivamente è una canzone piacevole. Io sono su posizioni più radicali rispetto al suo testo. Ma devo ammettere che è diventata l'inno di chi vuole un modo nuovo, rispettoso della natura, dell'ambiente, un mondo senza pandemie. Ha
avuto una straordinaria forza: dalla Resistenza italiana è diventata la canzone della universalità delle resistenze, tradotta in una sessantina di lingue. È una bandiera".
Ma testo e musica di chi sono?
"Di una canzone popolare è pressoché impossibile affermarlo con certezza. Però non sbagli se dici che 'Bella ciao'è del popolo".»
Bella ciao
Storia e fortuna di una canzone: dalla resistenza italiana all’universalità delle resistenze
di Cesare Bermani
editore: Interlinea
pagine: 96
Storia e fortuna di "Bella ciao", una canzone che è diventata un vero e proprio inno alla libertà, dai partigiani a Netflix alle piazze delle "sardine"
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