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Ebraismo e identità. La lezione di Jona

17.03.2023
Il non più possibile fruscio degli anni Da "il Venerdì", Massimo Raffaeli su Il non più possibile fruscio degli anni di Emilio Jona

«A chi guardi la ricchissima bibliografia di Jona viene subito in mente una parola della tradizione umanistica, megalopsychìa ,conlaqualegliantichi greci individuavano la grandezza d'animo, quella forma di capienza intellettuale e morale che lo stesso Dante chiama magnanimitade. In effetti la configurazione intellettuale di Jona è prismatica: è uno studioso delle tradizioni popolari (ha fatto parte a suo tempo del Cantacronache, ha dato l'edizione critica dei Canti piemontesi di Costantino Nigra, per Einaudi nel 2009, e ha studiato i canti del movimento operaio e socialista, dell'emigrazione e della Grande guerra), ha pubblicato propri testi teatrali e libretti d'opera Avvocato, poeta e scrittore, Emilio Jona (a destra) è nato a Biella nel 1927. Sopra, il suo Essere altrove (Neri Pozza, 320 pagine, 22 euro) lavorando fra gli altri con Sergio Liberovici, Giacomo Manzoni e Luciano Berio, ha firmato partiture in pròsa e poesia questa la sua prima radice fra cui La cattura dello splendore (volume complessivo che uscì da Scheiwiller nel '98 con una nota di Gian Luigi Beccaria) e, pubblicato qualche mese fa, Il non più possibile fruscio degli anni (Interlinea), la raccolta che testimonia l'asciuttezza della meditazione sui fatti dell'esistenza quotidiana nonché il fermo nitore, riassuntivo di tutta una vicenda biografica, che una volta Adorno chiamò lo "stile tardo"».

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Il non più possibile fruscio degli anni

di Emilio Jona

editore: Interlinea

pagine: 176

Un itinerario poetico della senilità, privo di smarrimenti e stanchezze, ricco di saggezza e meraviglia, fitto di paesaggi, illusioni, persone, affetti, indignazioni di un presente che è anche memoria pertinente di un passato, forza attiva, e non occasionale ornamento della nostalgia: «è una piccola impresa che intrica / le ore della vecchiaia / impudica, che al fondo / al fondo contiguo e fedele / ha l’inferno / che non chiude la porta / a un paradiso crudele».

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