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don Carlo Gnocchi

don Carlo Gnocchi
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Interlinea
Don Carlo Gnocchi nasce a San Colombano al Lambro il 25 ottobre. Il padre Enrico è marmista e la mamma, Clementina Pasta, è sarta. Carlo è il terzo di tre figli. In pochi anni muoiono il padre e i fratelli ed è costretto a trasferirsi con la madre a Montesiro, in Brianza. Viene ordinato sacerdote il 6 giugno 1925 a Milano e viene inviato a Cernusco sul Naviglio come coadiutore. Rimane per un anno poi rientra a Milano; è assistente in oratorio nella parrocchia di San Pietro in Sala. Si distingue per le sue doti di oratore e per la capacità di motivare i giovani
Su indicazione del cardinale Ildefonso Schuster approda all’istituto Gonzaga di Milano dove gli vengono assegnati una cattedra di insegnamento della religione e l’incarico di direttore spirituale. Il suo modo di fare conquista studenti e genitori, di cui diventa un autorevole punto di riferimento. Partecipa alla campagna di Grecia e Albania in qualità di cappellano volontario del Battaglione alpini Val Tagliamento. Vuole essere vicino al prossimo sofferente e condividere la condizione militare con i suoi studenti chiamati a combattere. Ritornerà a fine anno al Gonzaga per assistere le vedove, gli orfani di cui lui si era procurato un elenco; il 16 maggio 1942 parte per la campagna di Russia.
Il 17 gennaio 1943 inizia la grande e tragica ritirata durante la quale don Gnocchi, stremato, viene assistito e salvato dalla morte per congelamento. Ritorna in Italia nel mese di marzo e durante il mese di aprile riprende a lavorare al Gonzaga. Per la dedizione verso tutti, viene insignito della medaglia d’argento al valor militare. In quei mesi terribili, don Carlo raccoglie lettere e desideri dei morenti promettendo di portare ai parenti i saluti. In Italia si mette a rintracciare ogni famiglia e va a visitarla. In questa dura esperienza matura l’idea di creare la Pro Juventute. Dopo l’8 settembre si rifiuta di aderire alla repubblica sociale italiana. Avvia contatti con la Resistenza, lavora per alcuni mesi al Gonzaga, si assume il compito di preparare documenti falsi per ebrei e perseguitati politici. Con il nome in codice di “Chino” svolge attività di collegamento con gli Alleati. A luglio entra in clandestinità in Svizzera e lavora con la Croce Rossa, il consolato americano e con il vescovo di Lugano. Il 17 ottobre è arrestato dalle SS e incarcerato a San Vittore per dieci giorni da dove viene liberato per intervento dell’arcivescovo Schuster. È sottoposto a regime di polizia con obbligo di firma.
Nel gennaio 1945 si dà alla latitanza per preparare l’insurrezione mantenendo contatti con Schuster. Liberata Milano, torna al Gonzaga ma inizia a occuparsi, da direttore, dell’Istituto Grandi Invalidi di Arosio dove l’8 dicembre accoglie il primo mutilatino, Paolo Balducci. L’anno successivo lascia definitivamente il Gonzaga e diventa assistente ecclesiastico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano su invito del rettore padre Agostino Gemelli.
Nel 1948 l’intervento congiunto del presidente del Consiglio, il democristiano Alcide De Gasperi, e del presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, consente il lancio a livello nazionale dell’opera di don Gnocchi. Tre mesi dopo, il 12 ottobre, fonda la Pro Infanzia Mutilata su incoraggiamento di Giovan Battista Montini. La federazione, nel 1949, otterrà il riconoscimento giuridico. Avvia l’attività riabilitativa in più centri non solo della Lombardia: Pessano, Inverigo, Torino, Parma, Roma, Salerno e Pozzolatico. Tre anni dopo, alla luce del profondo lavoro che svolgono i centri, con decreto del presidente della Repubblica, il 3 marzo 1951 la Pro Infanzia diventa Fondazione Pro Juventute.
Nel 1955 don Gnocchi decide di abbracciare un’altra categoria di disabili, i poliomielitici. Il 22 settembre viene posta la prima pietra del Centro Pilota di Milano. Malato di tumore maligno allo stomaco, don Gnocchi muore la mattina del 28 febbraio 1956 nella clinica Columbus di Milano. Dà disposizione di donare le sue cornee a due giovani. Si tratta del primo trapianto di organi effettuato in Italia.
Nel 1986 il cardinale di Milano, Carlo Maria Martini, avvia il processo di canonizzazione. Nel 2002 Giovanni Paolo II riconosce l’eroicità delle virtù di don Gnocchi e proclama don Carlo venerabile. Nel 2009 Benedetto XVI firma il decreto che attribuisce un miracolo a don Gnocchi. Questo consente la cerimonia di beatificazione svoltasi nel Duomo di Milano il 25 ottobre 2009.

Titoli dell'autore

La croce sui girasoli

Diario di un cappellano sul fronte russo

di Aldo Del Monte

editore: Interlinea

pagine: 304

«C’è un campo di girasoli, poi c’è un’altura sempre battuta dal vento; ecco, appena a valle, c’è il cimitero» ricorda il cappellano militare Aldo Del Monte nel suo tragico diario della ritirata di Russia durante l’ultima guerra, uno dei più intensi della nostra letteratura accanto al Sergente nella neve di Rigoni Stern e alle Centomila gavette di ghiaccio di Bedeschi. Al giovane reduce, rimasto ferito gravemente, un medico prescrive di consegnare alla scrittura l’angoscia di quell’esperienza nel «vallone della morte», per tentare di liberarsene. E lo pubblica pochi mesi dopo la fine della guerra. Don Aldo, nato a Montù Beccaria nel 1915, ordinato sacerdote alla vigilia del secondo conflitto mondiale, sarà amatissimo vescovo di Novara dal 1972 e uno dei protagonisti del rinnovamento del Concilio Vaticano II; trascorre gli ultimi anni nel pae­se di Massino Visconti affacciato sul lago Maggiore e dal 2005 riposa nel cimitero dell’abbazia benedettina dell’isola di San Giulio a Pella, in riva al lago d’Orta. In questo libro ci fa comprendere perché «gli uomini hanno avuto paura di quell’ora che batteva sulla steppa» dove su molti di quei settantacinquemila morti ora «veglia una croce gigantesca levata sui girasoli» condividendo con noi, ieri come oggi, «lo sforzo di trovare – anche in mezzo alla burrasca – qualche raggio di luce». Nuova edizione con le lettere di guerra dell’autore e presentazione del generale Francesco Paolo Figliuolo. Nuova edizione con le lettere di guerra dell’autore, presentazione del generale Francesco Paolo Figliuolo, con una lettera di Don Carlo Gnocchi

Caro Giorgio, tuo don Carlo

Lettere e cartoline inedite a Giorgio Buccellati (1941-1943)

di don Carlo Gnocchi

editore: Interlinea

pagine: 88

«Don Carlo, uscendo alla luce da un camminamento sul fronte russo, saluta e sorride al suo caro Giorgio»
 

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