Un libro dedicato al grande geologo e cartografo scomparso quest’anno, dall’infanzia in città fino all’apice della carriera, attraverso i ricordi di amici e colleghi
La vita consacrata all’amore per l’alpinismo e alla passione per la cartografia di Giuseppe Motta, studioso novarese e dirigente indimenticabile dell’Istituto Geografico De Agostini, scomparso a febbraio 2022 rivive nel libro curato dalla figlia Maria, Giuseppe Motta. Una vita per la cartografia, edito da interlinea. In queste pagine viene ripercorsa la vita e la carriera del cartografo, una personalità dinamica e curiosa che sperimenta sin da giovane diversi interessi, dalle scalate in alta montagna sul suo amato Monte Rosa alla laurea in Scienze Geologiche all’Università di Pavia, che lo porta dopo non molto a diventare collaboratore in De Agostini. La sua capacità di adattamento è particolarmente evidente con l’avvento del digitale nel mondo dell’editoria, occasione per analizzare e studiare le nuove tecnologie e attuare una divulgazione scientifica più ampia e per salvaguardare la “sua” cartografia, perché, come diceva Motta stesso, «come in altri campi, anche il cartografo dovrà sempre più trasformare il proprio bagaglio culturale». La famiglia rimane un costante riferimento per Motta, che, come ricordano le figlie, «esercitava la sua connaturata precisione e operava con la passione del lavoro ben fatto» in tutti i passatempi che occupavano le giornate affiancandosi al lavoro.
Le testimonianze sulla sua competenza e professionalità raccolte nel libro, con una ricca serie di fotografie, sono numerose e ognuna mette in luce gli aspetti che hanno reso Giuseppe Motta un personaggio apprezzato e stimato: «la sua cultura enciclopedica, le sue maniere gentili», unite alla sua «curiosità discreta» lascia ricordi vividi in coloro che hanno avuto l’onore di conoscerlo.
Giuseppe Motta. Una vita per la cartografia «Da ragazzo sognavo sugli atlanti, vi immaginavo viaggi e avventure» è una citazione di Umberto Eco che piaceva a Giuseppe Motta, singolare figura di geografo proveniente da studi di scienze naturali, e in particolare di geologia, con la passione per l’alpinismo sul Monte Rosa. La dedizione al lavoro, unita alla volontà di aggiornarsi periodicamente e alle innate qualità umane, ne fecero per moltissimi anni il punto di riferimento del reparto cartografico dell’Istituto Geografico De Agostini, che con lui conobbe un periodo di notorietà internazionale che non ebbe pari, segnando nel 1982 il culmine della produzione scientifica di alta divulgazione con il nuovo Grande Atlante Geografico De Agostini. Quando lasciò la direzione cartografica dell’Istituto, tenuta dal 1965 al 1995, annotò che «come in altri campi, anche il cartografo dovrà sempre più trasformare il proprio bagaglio culturale per utilizzare al meglio le nuove tecnologie alla base delle quali tuttavia c’è sempre l’uomo con la sua razionalità ma anche con il suo gusto estetico senza di cui la carta non può essere nel contempo un prodotto scientifico, artistico e tecnico».
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