Martedì 15 aprile alle 17,30 a Milano alla libreria San Paolo, a pochi passi dall'Arcivescovado, dove 80 anni fa si discusse la resa e la fine della guerra, la presentazione di Milano 25 aprile 1945 di Achille Marazza a cura di Giovanni Cerutti con il prof. Canavero.
Alla libreria San Paolo di Milano di via Pattari 6 sarà presentato martedì 15 aprile alle 17,30 il volume Milano 25 aprile 1945 di Achille Marazza, con il curatore Giovanni A. Cerutti (storico e direttore della Fondazione Achille Marazza di Borgomanero) in dialogo con Alfredo Canavero (Università degli Studi di Milano).
Un libro importante per ricordare un protagonista della Resistenza, Achille Marazza, rappresentante della Democrazia cristiana nel Comitato di liberazione nazionale Alta Italia, che nelle pagine finora inedite del suo diario ricostruisce le trattative per ottenere la resa di Mussolini con Raffaele Cadorna e Riccardo Lombardi e con la mediazione del cardinale Schuster, all'arcivescovado di Milano.
Il libro contiene, oltre che un apparato iconografico, un testo inedito di Leo Valiani e una lettera di Sandro Pertini, entrambi legati a Marazza da un rapporto di amicizia e ammirazione legato a ricordi indelebili di lotta e di impegno civile e politico. La prospettiva di Marazza che quando fissa per iscritto la sua testimonianza aveva ormai abbandonato la politica attiva, "gli permette di guadagnare un punto di vista slegato da posizionamenti contingenti, per delineare una lettura della vicenda resistenziale più attenta alla prospettiva storica, pur mantenendo il punto di vista di un protagonista che ripercorre e illustra i motivi che lo hanno spinto a combattere". Nasce così una testimonianza che racconta in modo esemplare l’obiettivo di fondo del movimento resistenziale, che è quello, per usare le parole di Marazza, di aver testimoniato «per la libertà, per la dignità civile di un popolo europeo in uno Stato moderno».
Milano 25 aprile 1945. Con Mussolini in arcivescovado
Nel pomeriggio del 25 aprile 1945 all’arcivescovado di Milano si svolsero le trattative tra il Comitato di liberazione nazionale, rappresentato da Achille Marazza e Riccardo Lombardi, e Mussolini. Dopo qualche ora il capo del fascismo decise di non proseguire il confronto, lasciando Milano, mentre il Comitato di liberazione diffondeva l’ordine dell’insurrezione nazionale. A partire dagli appunti del suo diario, Marazza ricordò quelle ore drammatiche che portarono alla liberazione in pagine qui pubblicate con un testo inedito di Leo Valiani e una lettera di Sandro Pertini.
Nota biografica Achille Marazza
Achille Marazza nacque a Borgomanero il 20 luglio 1894. Si avvicinò giovanissimo all’associazionismo cattolico, iscrivendosi ancora liceale al Circolo Universitario Contardo Ferrini e, successivamente, alla Fuci. Dopo essere stato arruolato nel 1915, chiese di essere inviato al fronte, dove venne ferito il 17 settembre nella battaglia del monte Coston. Nel dopoguerra, si iscrisse al Partito popolare fin dalla sua fondazione e nel 1920 venne eletto nel Consiglio comunale di Borgomanero. In seguito allo scioglimento del Consiglio disposto dal prefetto di Novara il 17 agosto 1923, Marazza si dedicò all’attività professionale, dopo essersi laureato in Giurisprudenza all’Università di Pavia nel 1920.
Richiamato alle armi nell’agosto del 1942, raggiunse i reparti dell’esercito di stanza in Slovenia nel mese di settembre. Rientrato in Italia nei giorni immediatamente successivi all’armistizio, dopo un breve periodo in val Vigezzo al comando di una formazione partigiana, il 1° luglio 1944 divenne il rappresentante della Democrazia cristiana nel Comitato di liberazione nazionale Alta Italia. In questa veste, il 25 aprile 1945 prese parte con Raffaele Cadorna e Riccardo Lombardi alle trattative per ottenere la resa di Mussolini con la mediazione del cardinale Schuster.
Consultore nazionale, prima, e costituente, poi, Marazza fu sottosegretario alla Pubblica istruzione nel ministero Parri e nel primo ministero De Gasperi. Nel secondo ministero De Gasperi ricoprì la carica di sottosegretario alla Giustizia, mentre nel quarto quella di sottosegretario agli Affari interni. Primo eletto nella lista della Democrazia cristiana della circoscrizione Milano-Pavia nelle elezioni del 18 aprile 1948, venne riconfermato nel medesimo incarico nel quinto ministero De Gasperi.
L’esperienza governativa si concluse con il sesto ministero De Gasperi, in cui Marazza venne nominato ministro del Lavoro e della Previdenza sociale. Escluso dal settimo ministero De Gasperi, Marazza venne eletto nell’agosto del 1951 presidente della prima commissione permanente della Camera per gli Affari interni, l’odierna commissione per gli Affari costituzionali, carica in cui verrà riconfermato nella seconda legislatura. Nel luglio del 1955 venne eletto presidente del gruppo parlamentare della Democrazia cristiana alla Camera, incarico che mantenne fino al marzo del 1956.
Nella sua Milano, fu presidente del Consiglio di amministrazione della Veneranda Fabbrica del Duomo dal 1948 al 1967, componente del Consiglio di amministrazione dell’Università Cattolica dal 1948 al 1954, commissario straordinario e, successivamente, presidente del Centro Nazionale di Studi Manzoniani dal 1953 al 1965, presidente dell’Azienda Tramviaria Municipale di Milano e, successivamente, presidente della Confederazione della Municipalizzazione dal 1951 al 1957, presidente dell’Associazione Pomeriggi Musicali di Milano dal 1958 al 1966, presidente della Casa di riposo per musicisti Giuseppe Verdi dal 1958 al 1967 e presidente del Consiglio d’amministrazione del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica “Leonardo Da Vinci” di Milano, dopo essere stato il presidente del Comitato nazionale per le onoranze a Leonardo Da Vinci nel Quinto centenario della nascita. Dal 1960 al 1962, inoltre, fu un componente del Comitato nazionale per la celebrazione del Primo centenario dell’Unità d’Italia e presidente del Comitato lombardo e dal 1956 al 1967 vicepresidente dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia.
Alla sua morte, avvenuta a Suna l’8 febbraio 1967, lasciò alla città di Borgomanero i propri numerosi beni ubicati nel territorio comunale, con il vincolo di istituire nella villa settecentesca, situata in un grande parco da destinare a uso pubblico, una Fondazione per amministrare una Biblioteca pubblica e Casa di cultura che iniziò la sua attività nel febbraio del 1971.
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