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Quale poesia è possibile per il 25 aprile?

Quale poesia è possibile per il 25 aprile? Quale poesia è possibile per il 25 aprile?
Quale poesia è possibile per il 25 aprile?

Un commento di Giovanni Tesio, curatore dell’antologia 25 poesie per il 25 aprile.

 La poesia che accompagna una data così significativa come il 25 aprile potrebbe esporsi all’enfasi, alla retorica, alla veemenza dichiarativa. E questo di fatto può accadere e accade. In altre parole in poesia non sempre l’occasione è esplicita ed è anzi più consueto che passi attraverso la via dell’allusività, ossia di un commento discreto, di di forte – e tanto più efficace – controllo emotivo.

Sono a volte compianti di momenti spietati, a volte sottolineature di passaggi cruciali, altre volte memoria di fatti vissuti, altre ancora lamenti legati a un’occasione, come ad esempio Giorgio Caproni che accompagna il suo testo con questa glossa: “L’occasione del Lamento V (Gli anni tedeschi), mi fu offerta da una veglia presso le salme di alcuni partigiani, mentre mi trovavo in una sconquassata casa di montagna accanto a quei morti sul nudo ammattonato e ad alcune donne che, con ostinazione maggiore dello sgomento, continuavano mute a cucire le bandierine dei distaccamenti”.

Ecco la poesia: 

Quali lacrime calde nelle stanze?

Sui pavimenti di pietra una piaga

solenne è la memoria. E quale vaga

tromba – quale dolcezza erra di tante

stragi segrete, e nel petto propaga

l’armonioso sfacelo?… No, speranze

più certe son troncate sulle stanche

bocche dei morti. E non cada, non cada

con la polvere e gli aghi nelle bocche

dei morti una parola. La ferita

inferta, non risalderà la notte

sulle stanze squassate: è dura vita

che non vive nell’urlo in cui altra notte

geme – in cui vive intatta un’altra vita.

La lettura dà buon conto di questo avviso. Due domande iniziali in cui è ben individuabile la natura obliqua di una “retorica” indiretta. La “piaga solenne” della memoria, l’“armonioso sfacelo” che si propaga nel petto, a significare l’imperscrutabile ossimoro di ciò che vive nel drammatico e ad un tempo elegiaco commento. La “ferita” è inferta, ma lì dove pare che non ci sia se non “gemito”, un’“altra vita” vive “intatta”. Non nell’“urlo” in cui si raggruma il gemito di un’“altra notte” – quella della vita sacrificata – ma nell’integrità di quella vita “altra” che da quell’“altra notte” scaturisce.

Qui – se non fossimo aiutati dalla glossa necessaria di Caproni, l’interpretazione potrebbe indurre ad altre interpretazioni, cui il testo si presterebbe, e che nemmeno sarebbero di per sé fuorvianti. La natura polisemica della poesia – e di questa poesia di Caproni in particolare – attraverso la sua glossa ci consente di accostarci ad un testo in cui la morte partigiana – nel suo annuncio di vita nuova – non sarebbe di per sé remota dalla possibilità di essere interpretata anche come necessità di un sempre necessario rinnovamento interiore.

Resta che un testo come questo di Caproni è la più evidente conferma del fatto che il pathos della poesia cosiddetta civile possa passare per strade di più misterioso ma tanto più affascinante servizio.

25 poesie per il 25 aprile

I testi più belli

a cura di Giovanni Tesio

editore: Interlinea

pagine: 68

Non solo diari e romanzi: servono anche poesie per esprimere l’immediatezza e la profondità di sentimenti per la fine della guerra e la liberazione. Cominciare con Saba e chiudere con Erri De Luca, come fa il curatore Giovanni Tesio in questa antologia che mancava, non è semplicemente una questione cronologica ma anche una significativa scelta poetica. E come premessa valga la «primavera hitleriana» descritta da Montale, senza tralasciare la testimonianza di Pasolini che confessa: «giunsi alla resistenza / senza saperne nulla se non lo stile: / fu stile tutta luce… / la speranza ebbe nuova luce». Letture per illuminare la storia e trovare nuova speranza per l’oggi.

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