Il tuo browser non supporta JavaScript!
Vai al contenuto della pagina

Quando Rebora accolse la poesia come un dono

Recensione di: Canti anonimi
05.04.2022
Canti anonimi Da "Avvenire", Pietro Gibellini su Canti anonimi di Clemente Rebora

«Radicata è l'attitudine della storiografia letteraria a riunire i grandi scrittori in terne: le corone del Trecento, Dante-Petrarca-Boccaccio; quelle dell'Italia unita, Carducci-Pascoli-D'Annunzio; quelle del secolo breve, Ungaretti-Saba-Montale. A questi campioni della poesia novecentesca è andato ad aggiungersi, progressivamente, Clemente Rebora, per iniziativa, soprattutto, di Gianfranco Contini, Carlo Carena, Giovanni Raboni, Vanni Scheiwiller, figure di intellettuali che con il poeta lombardo hanno condiviso e condividono la geografia fisica ed etica. Sul loro terreno culturale e mentale sono radicati anche l'editore e il curatore di questi Canti anonimi, volume che arricchisce la serie reboriana di Interlinea, già nobilitata dai Frammenti lirici, dal Curriculum vitae, dagli scritti di guerra, dal carteggio con Scheiwiller.»

LEGGI L'ARTICOLO

Canti anonimi

di Clemente Rebora

editore: Interlinea

pagine: 264

«Dall’imagine tesa / Vigilo l’istante / Con imminenza di attesa – / E non aspetto nessuno» sono i versi di chi è in ansia aspettando qualcuno e qualcosa: forse la donna amata, forse la conversione. Clemente Rebora, dopo l’annichilimento e la strage della Grande Guerra, scrive questi Canti anonimi perché vuole cercare, nel donarsi anonimo agli altri, una ragione per continuare a vivere, per ripartire, per trovare prima o poi chi «Verrà, se resisto / A sbocciare non visto, / Verrà d’improvviso, / Quando meno l’avverto». Per la prima volta un’edizione commentata di un libro fondamentale tra le due guerre.

Inserisci un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati con un asterisco*

Inserire il codice per il download.

Inserire il codice per attivare il servizio.