Dalla Natività a Santo Stefano l'ultima traduzione dei versi del grande vescovo di Milano alla vigilia della festa patronale più sentita dalla comunità milanese
Per celebrare il santo patrono arriva la nuova edizione di Inni natalizi di Sant'Ambrogio, un classico della poesia cristiana che suggerisce ai lettori scenari evocativi di canti e lodi atti ad esprimere il pathos interiore della comunità religiosa. Con una presentazione di Carlo Carena, e con le meravigliose suggestioni delle incisioni di Albrecht Dürer, il volume omaggia la ricorrenza offrendo spunti e riflessioni sull'evoluzione degli inni nella storia.
«Grande è questo carme, nessun altro lo supera in potenza; attraverso quei canti quotidiani di tutta la bocca del popolo ognuno gareggia nel desiderio di confessare la sua fede»: così Ambrogio, il grande vescovo di Milano vissuto tra il 334 (o 340) e il 397, rispondeva ai detrattori parlando dei suoi inni, un’opera tuttora celebre e ricca d’interesse. «Si può dire per Ambrogio che la sua poesia è anche nel suo stile e il suo stile ha la suggestione evocativa, l’eleganza spirituale della grande, genuina poesia classica» (Carlo Carena). Edizione con testo originale a fronte.
Sant’Ambrogio (339-397) è considerato una delle personalità più importanti nella Chiesa del IV secolo. Funzionario, vescovo, teologo e scrittore, è uno dei quattro dottori della Chiesa d’Occidente, insieme a san Girolamo, sant’Agostino e san Gregorio I papa. è patrono della città di Milano, di cui fu vescovo dal 374 fino alla morte. A lui è dedicata la basilica milanese che ne conserva le spoglie.
Nella notte della Natività
Volgiti a noi, tu che guidi Israele,
tu che t’assidi sopra i cherubini,
mostra ti al cospetto di Efraim, desta
la tua onnipotenza e vieni a noi.
O redentore dei popoli, vieni,
della Vergine rivelaci il parto;
ogni età della storia stupisca:
a Dio solo s’addice un tal parto.
Non nasce da seme di creatura,
ma per arcano soffio dello Spirito
il Verbo di Dio si fece carne
e germogliò come frutto d’un grembo.
S’inturgida della Vergine il grembo,
inviolato il chiostro del pudore:
delle virtù rifulgono le gemme,
in lei come in tempio Dio dimora.
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