Novara, Carnevale 2001
Oggi sono stato in una classe elementare vicino a casa. La maestra mi ha chiesto di presentare la nuova collana per bambini di Interlinea, incuriosita dal nome, “Le rane”, che in estate gracidano proprio nelle risaie dietro il cortile della scuola. Perché si decide di pubblicare libri per piccoli lettori? Forse perché si sente il bisogno di migliorare il clima culturale in cui viviamo, dopo aver provato quanta fatica si fa a produrre e vendere (pochi) libri di cultura a un pubblico adulto. Può apparire un proclama ambizioso, ma è soltanto una volontà per unire passione e lavoro. La speranza è che suscitando curiosità, emozione e divertimento nei bambini di oggi si possa far nascere la passione per la lettura e trasformarla in un patrimonio per tutta la vita. Senza di questo che ci sta a fare un piccolo (o grande) editore che crede nella cultura e nella letteratura? In mano, in quella scuola, tenevo il primo libro della collana, naturalmente un Gianni Rodari, perché è lo scrittore nato ottant’anni fa in riva al vicino lago d’Orta, perché le sue Favole al telefono sono state una delle mie prime letture che ricordo, perché… Alla fine la cosa migliore è leggere le sue parole, le parole di uno scrittore che sa raccontare ai ragazzi. E nasce la magia, gli occhi e le bocche si spalancano. Insomma, la prima uscita della collana è andata bene. Alla sera, rileggo le parole di una lettera di Pino Boero, uno degli amici e maestri di quest’avventura: «le simpatiche rane stanno per portarci, saltando, volumi da guardare, leggere, possedere all’insegna dell’agilità, della leggerezza, della vivacità. E in tempi come questi, segnati dall’atroce pesantezza dell’esistere che sembra colpire le giovani generazioni, ci vogliono scommesse così per superare l’occasionalità e mettere radici sul solido terreno dei valori dell’educazione e della civiltà letteraria». Speriamo!
Milano, dicembre 2002
Sei o otto anni? La scelta dell’indicazione sui libri dell’età consigliata, che è comoda per librai e genitori, fa spesso fare degli scivoloni, mettendo in crisi l’editore. E stare soltanto alla propria scrivania si rischia di perdere il senso della realtà. Ci voleva l’immersione salutare di oggi nella tana di Roberto Denti, nella sua libreria che è stata la prima in Italia dedicata ai ragazzi. In un’infinità di copertine, titoli e colori sembra di perdersi e invece i bambini che vanno da uno scaffale all’altro non si perdono affatto. Mi stupisco di bambini piccoli che sfogliano e s’interessano a volumi di paura. È lo scivolo delle età: le fasce di lettura si stanno abbassando, i piccoli lettori bruciano le tappe, spinti anche dalle suggestioni della tv e dei cartoni. Mai fidarsi troppo dei vecchi ricordi, delle abitudini sedimentate o dormire sugli allori, ricorda il libraio, aggiungendo che la fascia oltre i 10 anni continua a perdere lettori anno dopo anno. Peccato!
Roma, febbraio 2003
Dal magazzino della capitale il distributore ha annunciato un reso mastodontico: va bene che è passato il Natale ma così non sembra avere senso. I dati di vendita sono sempre più sconsolanti o, meglio, indecifrabili. Provo ad alzare lo sguardo al di là dello stagno delle “rane” di Interlinea e cerco dati di vendita credibili su cui confrontare la mia piccola esperienza. Eccoli. Su 100 famiglie italiane soltanto 36 acquistano almeno un libro per ragazzi in un anno e nella metà dei casi la fa per motivi occasionali (soprattutto per fare regali) e infatti la metà si vende paradossalmente nell’arco di un solo mese, dicembre. Sono dati seri, che arrivano dalla Nielsen e sono stati elaborati da un esperto come Giovanni Peresson. Mi annoto altre considerazioni. oltre al luogo di vendita, la molla del prezzo basso è fondamentale nell’acquisto dei libri per bambini – ecco perché si stravendono prodotti andanti ma economicissimi, specie nella grande distribuzione – e le pagine interne devo essere accattivanti (mai incellophanare altrimenti non si può guardare dentro e non si può fare la prova per l’acquisto). Tornano in reso anche moltissime copie di autori importanti: ma allora non contano i nomi? Contano, contano, ma per lo più se sono pubblicati in collane appariscenti, di grandi editori, pubblicizzate, esposte sugli scaffale e non nascoste. La solita storia!
Bologna, Fiera del libro per ragazzi, aprile 2004
In queste fiere, costosissime, si rischia di incontrare sempre le solite (simpatiche) facce, gli amici e gli addetti ai lavori: forse un tempo appuntamenti come questi avevano più utilità, quando gli spostamenti erano più difficili, non c’erano festival in cui incontrarsi e soprattutto non c’era la posta elettronica con cui inviarsi in visione immagini a colori e materiali da un capo all’altro della penisola o di un continente. Resta l’occasione per scoprire che si pubblica sempre tanto: quest’anno sono oltre mille i titoli per lettori di 0-7 anni e poco meno per la fascia dei più grandicelli. Ma non sono d’accordo con chi imputa la crisi del libro al fatto che si pubblicano in Italia troppi libri. Eppure fuori dagli Harry Potter, dai gabbiani Jonathan Livingston e dal divertente topone Geronimo resta poco spazio di visibilità per piccoli editori. Non che è siano soltanto i grandi maghi internazionali ammazzino le nostre piccole rane e non è giusto prendersela con Harry Potter (dopotutto come si fa a deprecare che un ragazzo si appassioni a un tomone e quindi si appassioni alla lettura). Però…
Torino, Fiera del libro, maggio 2005
Le vendite in edicola impazzano, quelle in libreria continuano a diminuire. Alcuni dicono che i due dati non sono da mettere in stretta relazione ma il fatto è che, con la recessione che si respira in giro, un prodotto superfluo come il libro di letteratura, soprattutto se esce da una piccola casa editrice, ha ben poche briciole da raccogliere in mezzo a quelle che restano tra edicola (prodotti pubblicizzati, punti vendita a ogni angolo di strada, prezzi bassi cui la gente si abitua, con una scelta soltanto apparente) e libreria (sempre più deserta). È la legge del mercato e sarebbe sciocco stracciarsi le vesti (e comunque la prima uscita degli Oscar in edicola risale al 1965), ma qualcosa del sistema è entrato in crisi. Al di là di quella economica, comunque fondamentale (Prezzolini diceva che se un editore non vende i suoi libri non ha risorse per farne altri e dunque fare cultura), c’è nell’aria anche una crisi più generale. Sulla rivista “Andersen” Walter Fochesato ha suscitato un dibattito sull’editoria (non semplicemente letteratura) per ragazzi: uno dei punti è il cosiddetto piacere di leggere. Era Gianni Rodari a ricordare che il verbo leggere non dovrebbe conoscere l’imperativo. Forse bisogna ripartire da lì. Affidandosi però non solo alla fantasia dei libri, ma anche a una legge sul libro, ormai drammaticamente necessaria.
(pubblicato su “Tratti”, n. 71, primavera 2006)
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