Giovedì 30 settembre ad Arona il celebre psichiatra con il collega Vittorio Lingiardi presenta Apro l'anima e gli occhi. Coscienza interiore e comunicazione (Interlinea)
Apro l'anima e gli occhi. Coscienza interiore e comunicazione s’intitola il nuovo titolo di Eugenio Borgna, una riflessione nata in occasione dell'edizione 2021 del Festival della Dignità Umana, una rassegna tra Borgomanero, Novara e i laghi che vuole approfondire il legame tra comunicazione responsabile e solidarietà.
Il libro è stato presentato durante l''evento “Quale comunicazione interiore ci salverà?” che ha visto il grande psichiatra dialogare con il collega Vittorio Lingiardi giovedì 30 settembre ad Arona al Teatro Salina su temi quanto mai attuali come la comunicazione e la relazione fisica ed emotiva nel periodo post-pandemico.
Una riflessione sull’arte della convivenza, con gli altri ma soprattutto con sé stessi, perché come scrive Eugenio Borgna nella plaquette: «non siamo un sistema isolato, impensabile è un io senza un tu, il tu dell’amore e di tutte le relazioni che cercano un riconoscimento reciproco: essere genitori, terapeuti, insegnanti, amici. Ma cosa significa convivere?».
Apro l’anima e gli occhi. Coscienza interiore e comunicazione «Apro l’anima e gli occhi» è il verso di Clemente Rebora che ispira Eugenio Borgna ad aprire il suo e il nostro cuore su temi essenziali del senso della vita come i modi in cui comunichiamo: con le parole o con il silenzio. Il grande psichiatra e scrittore fa capire quale sia la vera sorgente di emozioni, pensieri e scelte, anche di fronte al dolore dell’anima e del corpo che disturba ogni dialogo. Così anche l’esperienza della paura del Covid può lasciare però spazio alla speranza. L’invito è di rivivere gli incontri passati dell’esistenza di ciascuno per comprendere la realizzazione presente della propria coscienza interiore. Un libro per «salvare il silenzio in un momento storico in cui lo si aggredisce da molte parti».
Eugenio Borgna, già libero docente alla Clinica delle malattie nervose e mentali dell’Università degli Studi di Milano, è primario emerito di Psichiatria dell’Ospedale Maggiore di Novara. Ha scritto un vasto numero di saggi, alternando volumi dedicati a professionisti e specialisti del settore a libri maggiormente divulgativi. Tra i suoi successi editoriali, Le parole che ci salvano (Einaudi) e La solitudine dell’anima (Feltrinelli).
Dalle premesse: Si comunica con il linguaggio delle parole, che è la comunicazione verbale, e con il linguaggio del silenzio e della solitudine, degli occhi e degli sguardi, delle lacrime e del sorriso, che è la comunicazione non verbale: le due grandi aree semantiche della comunicazione. Negli svolgimenti tematici del mio discorso vorrei indicare come queste due diverse modalità di comunicare si snodano in alcune emblematiche condizioni di vita, e come dovremmo di volta in volta comportarci al fine di renderle sempre più dotate di senso, e creatrici di umanità, e di solidarietà, di sensibilità, e di gentilezza, di attesa, e di speranza, che si intrecciano le une alle altre.
La comunicazione è l’espressione del comunicare, e in vita non è possibile non comunicare, la sola cosa che ci consenta di uscire dalla solitudine; ma è necessario distinguere ancora due diverse forme di comunicazione: quella razionale e astratta, estranea ai contenuti emozionali, e quella animata dalla passione. Lo diceva Giacomo Leopardi: solo se la ragione si converte in passione, diviene strumento di conoscenza, e di comunicazione.
La comunicazione razionale è quella che, nella vita quotidiana, si limita a trasmettere cognizioni, e informazioni, con un’arida elencazione delle cose. La comunicazione emozionale è quella che espone le cose con slancio, e con viva partecipazione dialogica. Le stesse cose, esposte con freddezza, o con passione, cambiano di significato, e si imparano con una diversa rapidità, e anche con una diversa partecipazione interiore.
Non avrei potuto incominciare queste mie riflessioni sulla comunicazione se non con queste distinzioni.
«Si comunica con il linguaggio delle parole, con quello del corpo vivente, del sorriso, e delle lacrime, che ne fanno parte, e con quello del silenzio»
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