Donne appassionate. Poesie d’amore e morte è il titolo della raccolta ispirata ai testi più significativi di Cesare Pavese in uscita nella collana “Lyra” di Interlinea a cura di Giovanni Tesio. Il rapporto dell’autore con il genere femminile è stato lungamente dibattuto e viene oggi discusso alla luce di una lettura antologica che delinea le sfaccettature del tema. Dietro le frequenti accuse di misoginia si riscopre una prospettiva di incertezza e solitudine che accompagna la vita del poeta in un susseguirsi di sentimenti contrastanti. Come scrive Giovanni Tesio «tante sono le facce di una presenza polimorfa: la frustrazione adolescente di una cosa, l’investimento di una lacuna del profondo, la figurazione di un sogno più vero del vero, e ci si metta pure l’inadeguatezza sessuale».
La donna rappresenta per il poeta «la prova provata (e il fallimentare epilogo) di una coazione che lo esclude, di un sentimento che lo disarma», una presenza costante nella sua esistenza che viene rievocata in tutta la sua sensualità e delicatezza. La ricchezza espressiva delinea i tratti dell’esistenza femminile: dalla maternità allo sfiorire della giovinezza il poeta inaugura un percorso di umanità e passione che mette a nudo il legame con il gentil sesso ed esprime al tempo stesso l’ammirazione che nutre nei suoi confronti.
Donne appassionate è fra i consigli di lettura per l'estate di Striscia la notizia:
Donne appassionate
«Le ragazze al crepuscolo scendono in acqua,
quando il mare svanisce, disteso. Nel bosco
ogni foglia trasale, mentre emergono caute
sulla sabbia e si siedono a riva. La schiuma
fa i suoi giochi inquieti, lungo l’acqua remota.
Le ragazze han paura delle alghe sepolte
sotto le onde, che afferrano le gambe e le spalle:
quant’è nudo, del corpo. Rimontano rapide a riva
e si chiamano a nome, guardandosi intorno.
Anche le ombre sul fondo del mare, nel buio,
sono enormi e si vedono muovere incerte,
come attratte dai corpi che passano. Il bosco
è un rifugio tranquillo, nel sole calante,
più che il greto, ma piace alle scure ragazze
star sedute all’aperto, nel lenzuolo raccolto.
Stanno tutte accosciate, serrando il lenzuolo
alle gambe, e contemplano il mare disteso
come un prato al crepuscolo. Oserebbe qualcuna
ora stendersi nuda in un prato? Dal mare
balzerebbero le alghe, che sfiorano i piedi,
a ghermire e ravvolgere il corpo tremante.
Ci son occhi nel mare, che traspaiono a volte.
Quell’ignota straniera, che nuotava di notte
sola e nuda, nel buio quando muta la luna,
è scomparsa una notte e non torna mai più.
Era grande e doveva esser bianca abbagliante
perché gli occhi, dal fondo del mare, giungessero a lei.»
[15 agosto 1935]
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