Chi lo dice che Dante è solo per i grandi? Nel 700° anniversario di Dante Alighieri Le rane di Interlinea hanno dedicato ai piccoli lettori una Divina Commedia formato bambino: I mostri dell'Inferno. In viaggio con Dante, scritto da Anna Lavatelli e illustrato da Enrico Macchiavello. L'avventura del piccolo Valerio insieme a Dante e Virgilio, mostri colorati e spaventosi, Centauro, Minosse e molti altri, per discendere e scoprire insieme, i gironi infernali. Un viaggio tra versi e parole per vincere la paura dei mostri e approcciarsi per la prima volta alla Divina Commedia.

Ecco un inaspettato viaggio nell’Inferno di Dante alla scoperta dei suoi mostri,
da Cerbero a Caronte, da Minosse al Minotauro, che riprendono vita e si lamentano,
lanciano invettive, raccontano il loro duro lavoro. Un libro “mostruoso” che cattura il
lettore più giovane: «Quello che vi voglio raccontare potrà sembrarvi una storia inventata.
Non siete obbligati a credermi e io non voglio convincervi a tutti i costi».
Un brano dal libro:
Pluto
Ed eccoci arrivati al quarto cerchio, dopo molto faticare e un paio di scivoloni sul terreno viscido (da parte mia).
Il panorama è quello della morena di un ghiacciaio, dove si scaricano sassi giganteschi. Almeno qui non c’è fango. Ma i sassi sono aguzzi e camminarci sopra sarà difficile.
Non facciamo nemmeno in tempo a posarci un piede sopra che sbuca non so da dove un gigantesco lupo, digrignando i denti e urlando furiosamente: «Pape Satàn, pape Satàn aleppe!» E intanto schizza bava da tutte le parti e gli occhi gli sporgono come volessero saltargli fuori. È così gonfio di rabbia che potrebbe scoppiare da un momento all’altro. Ma non vorrei che prima riuscisse ad ingoiarmi vivo. Finire in quella bocca bavosa non mi piacerebbe neanche un po’.
A buon conto mi nascondo dietro la protettiva palandrana di Dante. Che ci volete fare, non sono nato coraggioso. E poi tocca a lui tirarmi fuori da questo guaio. È lui la guida. È lui che ha la responsabilità.
26 Il sommo poeta sembra avermi letto nella mente. Infatti dice: «Tranquillo, quello è Pluto. Un gran pallone gonfiato, che si crede chissà chi. Sta’ a vedere come lo metto a posto, con appena tre terzine». Dante si piazza a gambe larghe davanti al lupo maledetto, lo guarda a muso duro e comincia a poetare, con il suo bell’accento toscano:

O Pluto, sciupator d’oro e d’argento
di cui mai non pesasti il gran valore
a quello che ora fai sta’ bene attento.
Non sei tu dell’Inferno lo Signore
e quindi taci, maledetto lupo!
Ingoia e manda giù il tuo furore
dentro nel gozzo, brutto mostro cupo.
Sappi che son quotato in Paradiso
altro tempo con te non spreco e sciupo.
e quindi taci, maledetto lupo!
Ingoia e manda giù il tuo furore
dentro nel gozzo, brutto mostro cupo.
Sappi che son quotato in Paradiso
altro tempo con te non spreco e sciupo.
Mi aspettavo tuoni e fulmini, mi aspettavo fuoco e fiamme. Invece, con mia grande sorpresa, Pluto abbassa le orecchie e guaisce, sconfitto. Dante, a quanto pare, può tenere a bada anche i mostri più violenti, con la sua poesia.
«Grazie» gli dico, mentre ci affrettiamo ad andare più in là.
«Ma figurati, è stato un piacere. Adoro maltrattare i villani come lui, quando è possibile. Io nella Divina Commedia gli avevo messo in bocca quelle parole misteriose – Pape Satàn, pape Satàn aleppe! –, per farlo sentire importante come quando nei suoi tempi d’oro era il dio della ricchezza. Ma poi ho saputo che quell’ignorantone se ne andava in giro a sparlare di me:
“Pape Satàn, pape Satàn aleppe”
perché la rima trovar non seppe
che triste figura da principiante
hai fatto con me, mio caro Dante».
Prosegue Dante: «E giù a ridere, da bestia quale era. Cioè secondo lui mi sarei inventato quelle parole perché non ero capace di trovare la rima! Io, il re della terz
«Ma figurati, è stato un piacere. Adoro maltrattare i villani come lui, quando è possibile. Io nella Divina Commedia gli avevo messo in bocca quelle parole misteriose – Pape Satàn, pape Satàn aleppe! –, per farlo sentire importante come quando nei suoi tempi d’oro era il dio della ricchezza. Ma poi ho saputo che quell’ignorantone se ne andava in giro a sparlare di me:
“Pape Satàn, pape Satàn aleppe”
perché la rima trovar non seppe

che triste figura da principiante
hai fatto con me, mio caro Dante».
Prosegue Dante: «E giù a ridere, da bestia quale era. Cioè secondo lui mi sarei inventato quelle parole perché non ero capace di trovare la rima! Io, il re della terz
ina! Io che ho scritto in rima un’opera gigantesca come la Divina Commedia! Nemmeno sapeva che quella era la lingua segreta degli Inferi, inventata da Belzebù medesimo».
«E tu come fai a sapere che andava in giro a parlare male di te?»
«Spioni ce ne sono dappertutto, caro mio. E nell’Inferno ancora di più. Comunque, come hai visto, è un’idiota patentato. E infatti corre voce che quando era nell’Olimpo regalasse denaro, così, ad occhi chiusi…»
Vorrei dire a Dante che anche ai nostri giorni non è migliorata la divisione delle ricchezze. E si continua a dire che la fortuna è cieca.
Ma lui mi sta già indicando un’ampia palude fangosa.
«Vedi laggiù? Quello è lo Stige».
Vorrei dire a Dante che anche ai nostri giorni non è migliorata la divisione delle ricchezze. E si continua a dire che la fortuna è cieca.
Ma lui mi sta già indicando un’ampia palude fangosa.
«Vedi laggiù? Quello è lo Stige».

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