I labirinti del mito
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Titolo | I labirinti del mito |
Sottotitolo | Viaggio editoriale nella mitologia della narrativa contemporanea |
presentazione di | Elisabetta Matelli |
Argomento | Bibliografia Testi vari di bibliografia |
Collana | Quaderni del Laboratorio di editoria dell'Università Cattolica di Milano, 23 |
serie | Officina |
Editore | EDUCatt Università Cattolica |
Formato |
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Pagine | 128 |
Pubblicazione | 2017 |
ISBN | 9788893351928 |
È davvero così lontano dall’oggi il mondo della mitologia? Da Tolkien alla Rowling e da Calvino a Baricco, passando per Agatha Christie e James Joyce, i libri dimostrano quanto la mitologia si intrecci con la fantasia degli scrittori contemporanei. In un viaggio attraverso il tempo e le leggende questa antologia propone casi editoriali alla scoperta di mondi in cui epiche lotte tra vita e morte, magie e profezie, amori e passioni anche politiche, divinità ed eroi rispecchiano da lontano i sentimenti e le attese dei lettori calati nell’attualità.
Infatti la mitologia è una presenza costante nella nostra vita: la usiamo per comunicare, la banalizziamo, la deformiamo. In questo libro risuona un’eco lontana che persiste nel tempo, una voce che ancora ci parla: storie e figure del passato e del presente si incontrano in un labirinto di libri, da Hunger Games di Suzanne Collins a Il figlio del dio del tuono di Arto Paasilina, per esprimere i valori di sempre. Sta a noi sfogliarne le pagine, scoprirle e riappropriarcene perché, come ha scritto Jung, «chi è privo di un mito è un uomo che non ha radici».
Infatti la mitologia è una presenza costante nella nostra vita: la usiamo per comunicare, la banalizziamo, la deformiamo. In questo libro risuona un’eco lontana che persiste nel tempo, una voce che ancora ci parla: storie e figure del passato e del presente si incontrano in un labirinto di libri, da Hunger Games di Suzanne Collins a Il figlio del dio del tuono di Arto Paasilina, per esprimere i valori di sempre. Sta a noi sfogliarne le pagine, scoprirle e riappropriarcene perché, come ha scritto Jung, «chi è privo di un mito è un uomo che non ha radici».