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I gatti non hanno sette vite: una storia per bambini tra libertà e responsabilità

I gatti non hanno sette vite: una storia per bambini tra libertà e responsabilità I gatti non hanno sette vite: una storia per bambini tra libertà e responsabilità
I gatti non hanno sette vite: una storia per bambini tra libertà e responsabilità

I gatti non hanno sette vite è  il nuovo libro di Anna Lavatelli, con le illustrazioni di Simone Frasca, per bambini dai sette anni.
Una storia molto particolare a cui l’autrice è molto legata, che parla della libertà, responsabilità e delle difficoltà 
Lasciamo la parola all'autrice per presentarlo:

È un libro a cui tengo molto perché tratta un tema universale, che riguarda i ragazzi ma anche gli adulti, e quindi si presta molto bene anche per essere discusso tra adulti e bambini, per esempio nel rapporto genitori-figli o insegnanti-alunni: il tema di riconoscere i propri sbagli e di affrontarli. Il protagonista della storia, Diego, un bambino come tanti altri, fa uno sbaglio che ha delle conseguenze su chi gli sta attorno, ma invece di ammetterlo cerca di svicolare, peggiorando sempre di più la sua situazione. Un comportamento sbagliato ma comprensibile e umano, perché a tutti può capitare a tutti vi si possono riconoscere, ed è per questo che penso che questa storia sia molto importante. Il bravissimo Simone Frasca è riuscito a interpretare perfettamente le emozioni del bambino nelle belle illustrazioni di questa storia.

Anna Lavatelli (Cameri, 1953) inizia a dedicarsi ai libri per ragazzi nel 1986, cimentandosi con i generi più diversi ma sempre con un occhio rivolto ai problemi della società contemporanea. Svolge attività di animazione progettando percorsi didattici di invito alla lettura. Ha vinto molti premi tra i quali quello del Battello a Vapore nel 1993 e il premio Andersen nel 2005 come migliore autrice italiana con Bimbambel (Interlinea). I suoi libri per bambini sono tradotti anche all’estero, in particolare in America latina.

Simone Frasca (Firenze, 1961) è scrittore e autore per l’infanzia e pubblica i suoi lavori con diverse case editrici italiane. A questa attività affianca quella di consulente (ideatore, scrittore, illustratore) per progetti di pubblica utilità. Il suo personaggio più conosciuto, Bruno lo Zozzo (Piemme), è stato adottato come mascotte dall’Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze.

Un brano del libro:
«Che cosa ti è successo?»
«Non trovo più il mio gatto. Un bel siamese, si chiama Romeo. Chissà dove si è cacciato, quello stupido».
Devo essere diventato verde in faccia, perché lei mi ha chiesto: «Non è che sai qualcosa di brutto e non me lo vuoi dire?»
Io non riuscivo proprio a rispondere, le sue parole scivolavano dentro il mio orecchio e mi facevano venire i crampi allo stomaco. Tra tutti i gatti del quartiere, proprio quello della mia amica del cuore dovevo beccare. Mi sentivo annientato, distrutto. Il mondo mi roteava intorno come la giostra dei seggiolini volanti.
«Insomma, l’hai visto o no?» ha insistito.
«No» ho biascicato. Sentivo la lingua appiccicosa e un gusto amaro nella saliva.
Come facevo a dirle che il suo caro Romeo era morto. Avrei dovuto spiegare anche un bel po’ di altre cosette, e sarebbe venuta fuori tutta quella verità che avevo appena seppellito così accuratamente nel fosso. Nemmeno Bianca mi avrebbe creduto, nonostante fossimo tanto amici. Nessuno poteva credere a una morte così assurda, e lei ancora meno degli altri, perché il gatto era il suo gatto e questo la rendeva più sospettosa, più svelta a giudicare.
Vedevo già il suo sguardo di condanna, la bocca arricciata in una smorfia, la mano che mi scacciava con orrore. Via, via, in esilio da lei per sempre. Dove lo trovavo il modo giusto per non far succedere una cosa simile. Non c’erano parole, non c’era niente. Potevo solo stare zitto e patire.

I gatti non hanno sette vite

di Anna Lavatelli

editore: Interlinea

pagine: 48

In un momento di rabbia, Diego ha tirato un sasso nel fosso vicino a casa sua. Il sasso ha colpito e ucciso un gatto. Agitatissimo, il ragazzo cerca di fare i conti con quanto è accaduto. Ma il giorno dopo scopre che la padrona del gatto è Bianca, la sua più cara amica. Come dirglielo? Diego sa cosa dovrebbe fare ma esita, cercando una scappatoia al problema, e peggiorando sempre di più la sua situazione. Fino al momento in cui non sarà più possibile tacere la verità.

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