I maggiori autori e studiosi della traduzione letteraria sono raccolti in un libro di riferimento a cura di Franco Buffoni, tra i massimi esperti del settore a livello europeo. Da Bonnefoy e Sanesi a Bacigalupo, Magrelli e Gardini, sono messi in luce i diversi aspetti del tradurre, nell’idea che occorra comprendere e monitorare «il concetto di costante mutamento e trasformazione che è delle lingue e della traduzione, come metafora del nostro esistere».
Il volume è disponibile in versione digitale in formato e-book e pdf:
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Franco Buffoni, nato a Gallarate nel 1948, vive a Roma. ha pubblicato le raccolte di poesia Suora carmelitana (Guanda, Parma 1997, 20192), Il profilo del Rosa (Mondadori, Milano 2000), Theios (Interlinea, Novara 2001), Guerra (Mondadori, Milano 2005), Noi e loro (Donzelli, Roma 2008), Roma (Guanda, Parma 2009), Jucci (Mondadori, Milano 2014), O Germania (Interlinea, Novara 20152), Avrei fatto la fine di Turing (Donzelli, Roma 2015), La linea del cielo (Garzanti, Milano 2018). L’Oscar Poesie 1975-2012 (Mondadori, Milano 2012) raccoglie la sua opera poetica.
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Franco Buffoni, nato a Gallarate nel 1948, vive a Roma. ha pubblicato le raccolte di poesia Suora carmelitana (Guanda, Parma 1997, 20192), Il profilo del Rosa (Mondadori, Milano 2000), Theios (Interlinea, Novara 2001), Guerra (Mondadori, Milano 2005), Noi e loro (Donzelli, Roma 2008), Roma (Guanda, Parma 2009), Jucci (Mondadori, Milano 2014), O Germania (Interlinea, Novara 20152), Avrei fatto la fine di Turing (Donzelli, Roma 2015), La linea del cielo (Garzanti, Milano 2018). L’Oscar Poesie 1975-2012 (Mondadori, Milano 2012) raccoglie la sua opera poetica.
Per Marcos y Marcos Franco Buffoni dirige il semestrale “Testo a fronte” e ha tradotto Una piccola tabaccheria. Quaderno di traduzioni, 2012. Per Mondadori ha tradotto Poeti romantici inglesi (2005). È autore dei romanzi Più luce, padre (Sossella, Roma 2006), Zamel (Marcos y Marcos, Milano 2009), Il servo di Byron (Fazi, Roma 2012), La casa di via Palestro (Marcos y Marcos, Milano 2014), Due pub tre poeti e un desiderio (Marcos y Marcos, Milano 2019), Silvia è un anagramma (Marcos y Marcos, Milano 2020). Con Interlinea ha pubblicato anche Con il testo a fronte. Indagine sul tradurre e l’essere tradotti (2016) e Gli strumenti della poesia. Manuale e diario di poetica (2020)
Un estratto dal libro:
«Il termine “traduttologia” non è ancora uscito dal gergo specialistico in Italia, mentre sono d’uso corrente translation studies nel mondo di lingua inglese, traductologie in Francia e Übersetzungswissenschaft in Germania. La reticenza ad accettare il termine è la spia in Italia di un rifiuto più grave e radicale: quello che si possa concepire l’esistenza di una scienza della traduzione. Mentre in Francia se ne parla apertamente almeno dal 1963, quando apparve Les problèmes théoriques de la traduction di Georges Mounin. Un testo che divenne ben presto una specie di manuale europeo, con i suoi innegabili pregi, ma anche con la sua concezione rigorosamente strutturalistica della letteratura. Da questo impianto derivava a Mounin la certezza – ribadita più volte nel corso dell’opera – che prima di allora nessuna teorizzazione seria fosse mai stata tentata nel campo della traduzione. Antoine Berman nell’Épreuve de l’étranger1 invece in seguito (1984) dimostrò come – per esempio – nell’ambito del romanticismo tedesco la questione traduttologica venga costantemente e sistematicamente dibattuta. E con argomentazioni ancora oggi vive e attuali. Tanto che Gianfranco Folena, il più accreditato avversario italiano di Mounin, nella premessa alla ristampa (Einaudi, 1991) di Volgarizzare e tradurre (1973)2 parla esplicitamente di «una bella smentita» a Mounin da parte di Berman.»
Un estratto dal libro:
«Il termine “traduttologia” non è ancora uscito dal gergo specialistico in Italia, mentre sono d’uso corrente translation studies nel mondo di lingua inglese, traductologie in Francia e Übersetzungswissenschaft in Germania. La reticenza ad accettare il termine è la spia in Italia di un rifiuto più grave e radicale: quello che si possa concepire l’esistenza di una scienza della traduzione. Mentre in Francia se ne parla apertamente almeno dal 1963, quando apparve Les problèmes théoriques de la traduction di Georges Mounin. Un testo che divenne ben presto una specie di manuale europeo, con i suoi innegabili pregi, ma anche con la sua concezione rigorosamente strutturalistica della letteratura. Da questo impianto derivava a Mounin la certezza – ribadita più volte nel corso dell’opera – che prima di allora nessuna teorizzazione seria fosse mai stata tentata nel campo della traduzione. Antoine Berman nell’Épreuve de l’étranger1 invece in seguito (1984) dimostrò come – per esempio – nell’ambito del romanticismo tedesco la questione traduttologica venga costantemente e sistematicamente dibattuta. E con argomentazioni ancora oggi vive e attuali. Tanto che Gianfranco Folena, il più accreditato avversario italiano di Mounin, nella premessa alla ristampa (Einaudi, 1991) di Volgarizzare e tradurre (1973)2 parla esplicitamente di «una bella smentita» a Mounin da parte di Berman.»
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