L’inedito aggiudicato da Interlinea, casa editrice specializzata in inediti letterari: anteprima mercoledì 20 settembre alle 18 a Milano, al Teatro Grassi-Piccolo Teatro, con il curatore Luca Carlo Rossi e letture.
Dagli archivi del Piccolo Teatro emerge Shakespeare inedito grazie alla traduzione di Montale, mai pubblicata finora. L’edizione del Giulio Cesare, a cura di Luca Carlo Rossi (Interlinea), sarà presentata mercoledì 20 settembre alle 18 nel Chiostro Nina Vinchi del teatro in via Rovello 2 a Milano con il curatore e Enrico Reggiani, anglista dell’Università Cattolica, Davide Verga e con letture di Daniele Di Pietro. Il libro, promosso dalla Fondazione Maria Corti nella collana da lei fondata “Biblioteca di Autografo”, è dedicato a Bianca Montale, nipote del poeta, recentemente scomparsa.
La traduzione del Giulio Cesare di Shakespeare firmata da Montale è nata nel 1953 su richiesta di Paolo Grassi e di Giorgio Strehler per il Piccolo Teatro di Milano: un incontro del poeta col teatro shakespeariano che esalta la maestria espressiva del futuro premio Nobel nel rendere la concentrazione, la tensione e il dinamismo del potente dramma storico senza che mai vada perduto il timbro peculiare del traduttore. Come scrive il curatore, «questo Giulio Cesare, ricco di personaggi vivi, tormentati, a tratti colpiti da una luce di grandezza, permette di assaporare insieme la sapienza teatrale di Shakespeare e l’inconfondibile stile di Montale». Dal libro edito da Interlinea estrapoliamo una citazione della traduzione inedita: «Il male che gli uomini fanno, sopravvive ad essi; il bene è spesso sepolto con le loro ossa; e sia così di Cesare».
La versione di Giulio Cesare è il quinto e ultimo incontro di Montale col teatro di Shakespeare. Da via Rovello, sede del Piccolo Teatro, assurto in pochi anni dalla fondazione a punto di riferimento nazionale, arriva al poeta la richiesta di preparare una nuova versione di Giulio Cesare da mettere in scena nella stagione 1953-1954, destinata quindi alla recitazione senza esiti editoriali. Grassi e Strehler, che già si erano avvalsi di quattro traduzioni shakespeariane di Quasimodo, coinvolgono finalmente Montale dopo la sfumata possibilità di rappresentare all’aperto il Dottor Faust di Marlowe da lui tradotto. Montale stesso, nel programma di sala, definisce l’opera un «dramma ideologico in cui gli uomini incarnano principi più grandi di loro», sottratto però al pericolo di trasformarsi in dibattito astratto fra cesarismo e repubblicanesimo dal genio teatrale di Shakespeare, capace di costruire personaggi umani nei quali balugina una luce di nobiltà tale per cui «l’uomo, restando umano, ha quasi i caratteri di una terrestre divinità».
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