«Il ricordo di ogni avvenimento di quel disgraziato srotolarsi che è il tempo della guerra si arroga il privilegio di vestirsi come vuole, di nero, di rosso, di buio, di luce» ha scritto Silvana Lattmann, spentasi nei giorni scorsi a 104 anni nella sua Svizzera, dopo una lunga vita e tre premi Schiller. L’ha scritto nel suo ultimo libro, “I colori della guerra”, edito da Interlinea come quelli degli ultimi decenni dell’autrice originaria di Napoli. Fino alla fine per lei è stato un dovere la testimonianza: negli ultimi colloqui metteva in relazione drammatica la cronaca dell’Ucraina con i ricordi dei bombardamenti e delle città bloccate dal coprifuoco con tutti i suoni, gli odori e appunto i colori della guerra. Perché, come osservava, «scrivere sul computer e trovare documentazione di ogni avvenimento bellico aprendo internet è agevole. Ma l’urlo della sirena che il mio orecchio udiva e la corsa delle gambe giù per le scale a cercare salvezza non appartengono a internet».
Silvana Abruzzese Lattmann, originaria di Napoli, dal 1954 è stata cittadina svizzera e ha abitato a Zurigo. Tra le sue opere letterarie ricordiamo: Quindici poesie, in Almanacco dello specchio, a cura di Marco Forti, Mondadori, Milano 1978; Le storie di Ariano, Vallecchi, Firenze 1980; Fessura, Casagrande, Bellinzona 1985; Deianira, ivi, 1997; Malâkut, All’insegna del Pesce d’Oro, Milano 1996; Incontri, testo italiano e inglese con tavole di Alina Kalczyn´ska, Libri Scheiwiller, Milano 1998; Da solstizio a equinozio. Diario amoroso, con una nota di Maria Maria Antonietta Grignani Interlinea, Novara 2001; Incustodite distanze. Diario poetico, ivi 2008; Brungasse 8, ivi 2011; Vita e viaggi di J.L. Burckhardt. Un incontro con l'Islam dell'Ottocento, ivi 2016 e I colori della guerra, ivi 2019. Ha pubblicato articoli e poesie su riviste italiane e svizzere.
Aveva scritto anche un libro molto curioso, Brunngasse 8, sempre pubblicato con Interlinea nel 2010, dedicato a quella via di Zurigo che era stata la tua ultima casa, prima del trasloco a Rüschlikon nella residenza finale per anziani. Nel libro rievocava un lontanissimo passato, rivelato dagli affreschi portati alla luce durante i lavori di restauro: la storia di una facoltosa famiglia ebrea e della sua terribile fine, vittima di un'ingiusta accusa. Aveva scritto: «Ora, da quando abito l'appartamento, per la storia sanguinosa che vi è stata scoperta, sono entrata nel mondo faticoso del rapporto con la violenza e percorro la linea della circonferenza cadendo fuori e dentro il cerchio». È il libro forse più bello per Andrea Bertagni che ha ricordato la scrittrice sul sito del “Corriere del Ticino”: «Come era bello venire a trovarti, Silvana. La tua stanza affacciata sul lago di Zurigo, i tuoi scaffali di libri, le tue fotografie. È stato come entrare nel tuo mondo, per almeno un pezzettino. Chissà cosa avevi visto in me, Silvana. Io in te avevo visto una donna bellissima, e scusami se sto usando sempre questo aggettivo. Una donna di un’altra epoca. La tua età non era quella sui documenti. Perché eri forte. Avevi preso il Covid e lo avevi sconfitto, così tanto per dire. Trasmettevi la tua età, la tua esperienza, il tuo lungo vissuto, con gli sguardi, i gesti e le parole. Una bellezza solenne, era la tua. E poi che libri che hai scritto, Silvana! Non solo di poesie. Non saprei quale scegliere. Forse quello che più mi ha colpito, perché me ne hai parlato diffusamente, è Brunngasse 8, che hai pubblicato con Interlinea edizioni nel 2010. In quella via di Zurigo c’era stata la tua casa, prima del trasloco a Rüschlikon. C’era stata la tua casa e l’avevi trasformata in un libro pazzesco. Perché avevi scoperto che proprio quelle umili mura erano state abitate da… Spero che qualcuno prenda il tuo libro per scoprirlo come hai fatto tu. Che nella tua vita non ti sei mai fermata un momento. Ma hai sempre vissuto. Senza fretta». L’articolo completo si trova a questo link: https://www.cdt.ch/news/ciao-silvana-323319
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