L'opera parte da una domanda dell'autore «Che senso ha cadere se non potrò rialzarmi? Me lo sono chiesto tante volte» rispondendo attraverso con un confronto con le cadute per eccellenza, quelle della via crucis della tradizione cristiana. Le tappe della croce sono ripercorse in questi testi, dalla condanna in tribunale alla deposizione del corpo morto nelle braccia della madre. È il dialogo problematico dell’uomo contemporaneo di fronte al mistero: «nudo sto per entrare nel sepolcro / nudo sono uscito da mia madre / nuda è la parola che salva».
Gesù cade per la prima volta
Che senso ha cadere
se non potrò rialzarmi?Me lo sono chiesto tante volte.
Anche Tu l’hai chiesto al Padre tuo
al Padre mio.
Gli uomini che ti uccidono
ti rimettono in piedi
perché vogliono che la morte sia tolta al tuo possesso.
Sono loro schizoidi
a pensare di volerla – possederla –
senza sapere cos’è la vita
senza sapere cos’è la morte.
Fa male la terra sul naso
già rotto da una bastonata.
Ora lascio la parola e il tuo volto
al sorriso.
L’ho voluto io.
Come farei a dirti altrimenti
che t’amo?
I miei occhi gonfi si riaprono a stento
solo per vederti
non per altri.
Solo per te.
La mia bocca vuota di tutto
finalmente si chiude
questa volta davvero.
Mi rialzo chiedendo perdono
se non l’ho fatto prima.
Gesù incontra Maria, sua Madre

Trentatré anni dall’arrotino
la spada incontra
il cuore di tua Madre.
Tu le passi accanto.
Ho paura,
le dici col cuore.
Si riapre la mia bocca
solo per dire
lei ti capisce perché legge
anche dietro l’ultima ruga
che ancora non conta il tuo volto.
Vuoi una carezza
la spada è più forte.
Vi unisce l’abbandono
ai macellai di turno
arruolati per caso
da qualche cretino.
Lei lo sai
conosce l’infarto subito ieri notte
collassato fino al sudore di sangue
sotto gli ulivi
sa le spine bloccate nel cranio
l’aratro di flagelli sul corpo
le calunnie di amici e nemici
il bastone violento sul volto
gli sputi putridi
dove le sue mani poggiavano affetto
il rumore dei chiodi nella carne
la luce di vita nel sepolcro
la gioia verginale della Chiesa nascente.
Sa di essere Madre.
Sono loro schizoidi
a pensare di volerla – possederla –
senza sapere cos’è la vita
senza sapere cos’è la morte.
Fa male la terra sul naso
già rotto da una bastonata.
Ora lascio la parola e il tuo volto
al sorriso.
L’ho voluto io.
Come farei a dirti altrimenti
che t’amo?
I miei occhi gonfi si riaprono a stento
solo per vederti
non per altri.
Solo per te.
La mia bocca vuota di tutto
finalmente si chiude
questa volta davvero.
Mi rialzo chiedendo perdono
se non l’ho fatto prima.
Gesù incontra Maria, sua Madre
Trentatré anni dall’arrotino
la spada incontra
il cuore di tua Madre.
Tu le passi accanto.
Ho paura,
le dici col cuore.
Si riapre la mia bocca
solo per dire
lei ti capisce perché legge
anche dietro l’ultima ruga
che ancora non conta il tuo volto.
Vuoi una carezza
la spada è più forte.
Vi unisce l’abbandono
ai macellai di turno
arruolati per caso
da qualche cretino.
Lei lo sai
conosce l’infarto subito ieri notte
collassato fino al sudore di sangue
sotto gli ulivi
sa le spine bloccate nel cranio
l’aratro di flagelli sul corpo
le calunnie di amici e nemici
il bastone violento sul volto
gli sputi putridi
dove le sue mani poggiavano affetto
il rumore dei chiodi nella carne
la luce di vita nel sepolcro
la gioia verginale della Chiesa nascente.
Sa di essere Madre.
Mamma ho paura.
Chi ha preso parola?
Chi ha preso parola?
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